1° MAGGIO FESTA DEL LAVORO – RIFLESSIONI SUL LAVORO AL FEMMINILE

 

 

 

 

Claudia Gasperetti , (a sinistra nella foto) presidente del Comitato per la promozione della imprenditoria femminile CCIAA TN ed Enrica Vinante, restauratrice di Beni Culturali e rappresentante dei datori di lavoro nella C.P.O., scelgono la giornata simbolica del 1° maggio, festa del lavoro, per parlare di donne e lavoro. 

 

 

Quest’anno la ricorrenza del Primo Maggio assume una valenza doppiamente simbolica, poiché oltre ad essere la Festa del Lavoro, la data costituisce lo spartiacque tra la Fase 1 dell’emergenza Covid-19, che conosciamo nella sua drammatica attualità, e la Fase 2, che andrà a segnare la ripresa delle attività e il lento riavvicinamento alla normalità, pur con molte incognite legate alla modalità e alla durata della transizione.

Per le lavoratrici, imprenditrici, professioniste e per quelle donne impegnate in ruoli di responsabilità nel tessuto politico, sociale e del volontariato, che si trovano ad essere anche nella condizione di madri, con la cura spesso esclusiva dei figli, della casa e dell’economia familiare, si prospetta un periodo delicato e difficile nella gestione dei rapporti familiari e professionali.

Ci si riferisce in particolare alle limitazioni delle collaborazioni fornite alla rete familiare dai nonni e delle babysitter, dalle incerte tempistiche collegate al regolare svolgimento dell’attività scolastica, alla carenza di servizi come doposcuola, attività associative, sportive e culturali riservate ai figli. In questo senso le prospettive sono terrificanti, nel caso venissero confermate le misure di distanziamento sociale e le modalità di lavoro annunciate.

Abbiamo già potuto verificare in questi due mesi cosa significhi l’interruzione dell’attività scolastica. Immaginiamo cosa comporterà per una qualsiasi lavoratrice l’organizzazione di una famiglia con figli minori, già difficile in estate, qualora venisse confermato l’anomalo svolgimento delle lezioni per il prossimo anno, con l’accesso alla scuola limitato, scaglionato ed irregolare.

Le ricadute negative sul mondo del lavoro soprattutto femminile saranno molto probabili, rallentando la produttività, oscurando la professionalità, sminuendo le competenze, impedendo la relazione ed il confronto con colleghi, collaboratori e superiori, incidendo non da ultimo sull’indipendenza economica che il lavoro permette alla donna.

E questo accade in un periodo che dopo anni di stagnazione, conseguenza della crisi economica del 2008, aveva iniziato una lenta ripresa, seppur l’Italia occupasse le ultime posizioni in Europa.

In Trentino l’imprenditoria femminile e giovanile ha contato la nascita nell’ultimo decennio di circa cinquecento nuove attività, confermando una costante crescita che ha permesso di raggiungere la percentuale del 18% del tessuto imprenditoriale provinciale, con un numero di 9190 imprese femminili. Un dato confortante che rappresenta la migliore performance occupazionale del nord est, ed è in controtendenza rispetto alla media generale del periodo indicato, contrassegnato purtroppo dalla chiusura di circa 3000 imprese nel territorio provinciale.

I settori coinvolti in questa ricrescita spaziano dal commercio al turismo, dall’agricoltura ai servizi per la cura della persona, dai servizi alle imprese alla manifattura, dove la donna è presente in veste di titolare (28,23%), di socia (37,7%) di amministratrice (26,7%).

Le voci che si sollevano in questi giorni dal mondo delle professioni, dell’imprenditoria e dell’artigianato chiedono però che la politica locale e nazionale riservi una maggiore attenzione a questa realtà, che possa manifestarsi con politiche di sostegno al reddito e di conciliazione.

Questa sembra essere la strada da dover percorrere se si vuole convivere con l’emergenza in questo periodo ed evitare che le donne lavoratrici siano indotte ad abbandonare o perdere la propria attività, che sia essa, dipendente, professionale, autonoma.

In molte occasioni è stato sottolineato come il lavoro al femminile rappresenti una forma di importante indipendenza personale ed economica, che ha ripercussioni nella società civile nonostante la disparità tra le retribuzioni e le prospettive di carriera rispetto all’uomo.

Sicuramente essere al fianco delle donne, ed in particolare alle lavoratrici, permetterà al nostro territorio una ripartenza economica più rapida e diffusa, consolidando e confermando la dignità che solo il lavoro sa dare e garantendo un contributo tangibile verso la parità di genere, di cui ancora troppo si avverte la mancanza.

 

DATA DI PUBBLICAZIONE

07.05.2020

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