Alex Faggioni, il falegname che si è scontrato con le difficoltà di accesso al credito bancario

Un grido d’allarme che non è rimasto inascoltato quello di Alex Faggioni, falegname artigiano e padre di famiglia, che sta cercando di acquistare il capannone dove è stato in affitto con la sua attività.

La lettera scritta da Faggioni, per denunciare le criticità legate alla possibilità di accedere ad un credito in banca, non è passata inosservata. Pubblicata interamente dal quotidiano locale Il Dolomiti, la segnalazione ha infatti ricevuto prontamente risposta anche dal presidente dell’Associazione Artigiani di Trento, Marco Segatta, il quale ha voluto personalmente sottolineare la vicinanza all’uomo e fare il punto sulle criticità da lui espresse.

 

La lettera di Alex Faggioni: “Se nessuno garantisce per te, crescere è impossibile”

Questi alcuni dei passaggi fondamentali della lettera di Alex Faggioni:

l’emergenza pandemica ha messo sul lastrico diverse attività e lo Stato, per correre ai ripari, ha dato vita a degli strumenti di garanzia che vanno a coprire gli investimenti aziendali fino all’80%. Sfruttando questa opportunità e facendo uno sforzo economico non banale ho contattato la banca del mio territorio, una Cassa Rurale con la quale collaboro da vent’anni […] Per poter concludere l’operazione la banca, una volta concessami da Roma la garanzia statale, ha chiesto che un terzo soggetto andasse a garantire ciò che la garanzia statale non copriva. Ciò che mi ha lasciato basito è però che la banca non si sia accontentata di ricevere a garanzia una firma per il rimanente 20% ma che abbia preteso che l’investimento venisse ulteriormente coperto da una garanzia fideiussoria del 50% sul totale. Ed è proprio qui che il sistema mostra il fianco ostacolando, forse impossibilitando, il principio di mobilità sociale. Se il sistema creditizio prosegue la corsa verso questa direzione nella quale il credito viene concesso solo alle persone che, in virtù di una fortuna della loro vita, possiedono qualcosa da dare in garanzia o fanno parte di una rete parentale in cui qualcuno può permettersi di garantire per loro, il risultato è quello di tagliare fuori da uno strumento fondamentale e determinante persone volenterose disposte a rimboccarsi le maniche per creare con il sudore della propria fronte lavoro per sé e per gli altri.

 

La risposta del presidente Segatta

Immediata come detto la risposta del presidente dell’Associazione Artigiani trentina, Marco Segatta, che ha mostrato vicinanza alla situazione del lavoratore evidenziando poi altri aspetti critici della sua complessa situazione:

Come Associazione Artigiani ci sentiamo in dovere di dire qualcosa, di “battere un colpo”, per testimoniare la nostra vicinanza ai nostri associati che non si devono sentire mai soli di fronte alle mille difficoltà nel fare impresa. […] Non si può certo negare una verità: molte nostre imprese associate sono state sostenute e sono cresciute negli anni proprio grazie a quella fiducia e a quell’iniezione di coraggio che vari Direttori di filiale, con i loro Consigli di Amministrazione, gli hanno riconosciuto. […] Però non si può neppure negare che la situazione ha subito un’evoluzione (involuzione?) che ci riporta alla cruda realtà che Tu hai descritto molto bene nella tua lettera. Oggi prevalgono analisi e istruttorie che mettono al primo posto numeri, dati, tabelle e bilanci aziendali a scapito di quelli che, una volta appunto, erano elementi fondamentali: l’aspetto personale, la storia famigliare, il radicamento territoriale. […] Ma allora che spazi ci sono per micro/piccoli artigiani o giovani volenterosi che vogliono intraprendere o desiderano formare una famiglia e che sono “privi di paracadute”? Posso comunque assicurarti che, come Giunta dell’Associazione e come Sistema dell’artigianato trentino, ne abbiamo discusso tantissimo, portando la tematica ai vari tavoli di confronto.

 

Leggi la lettera completa di Alex Faggioni nell’articolo del Dolomiti
e scarica la risposta del presidente Marco Segatta

DATA DI PUBBLICAZIONE

09.11.2021

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