Auguri! e 4 pensieri su dicembre, energia, mutua e politica.

Dicembre. Per caso mi è capitato sotto gli occhi un pensiero di Sant’Agostino “che cosa è allora il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so. Se dovessi spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so.” Con il grande padre della Chiesa io posso solo concordare poiché mi sembrano trascorsi appena pochi minuti da quando dodici mesi fa – seduto davanti alla pagina bianca del mio personal computer – cercavo, come cerco, un’idea per salutare un altro dicembre che se ne va. Un dicembre che – guardando indietro – va a chiudere un altro anno difficile per il nostro Trentino, per la nostra Italia, per la nostra Comunità europea. Una Comunità europea che – giorno dopo giorno, nel confronto con gli altri continenti – sembra essere sempre più vecchia, stanca, delusa, demotivata, arrendevole. Una Comunità europea che, a parole, tutti vogliono unita ma che, nei fatti, rimane divisa nelle troppe diversità di popoli molto distanti tra loro per cultura, tradizione, sentimento. Disordinata, malgrado una struttura burocratica pesante e costosa. Litigiosa, a causa di qualche stato-membro arrogante che avoca a sé ogni decisione comune in nome della propria sbandierata superiorità organizzativa alla quale tuttavia – lo scrivo per esperienza diretta – io credo non corrisponda la stessa superiorità in passione, capacità, idee. Invasiva ed invadente, se penso a come anche la provincia autonoma di Trento – in termini di bilancio e risorse a disposizione – sia condizionata dai diktat di Bruxelles. Insomma, il classico risultato di
qualcosa nato non dal basso, non dalla gente comune ma progettato, voluto, imposto dal mondo del credito e da una finanza internazionale che, attraverso le molte Lehman Brothers, ha trascinato l’Europa in questa crisi non tanto economica ma soprattutto di identità, di valori, di fiducia, di convivenza.
Energia. In Italia costa molto più che negli altri paesi europei. In Trentino la società pubblica, Dolomiti Energia, chiude il bilancio 2013 con un margine lordo di 269 milioni ed un risultato netto di 66 milioni di euro mentre al territorio si affacciano realtà extra-provinciali che vendono energia a prezzi concorrenziali. Cosa fare dunque per “dare una mano” sia alle nostre imprese associate sia per mantenere il ricavo da energia nel territorio? Un semplice accordo con Trenta, estremamente sensibile e disponibile alle nostre richieste, sulla scorta del quale, stipulando il contratto, ogni impresa iscritta all’Associazione Artigiani gode di sconti del 10% sul prezzo dell’energia e dell’8% sul prezzo del gas: un altro importante richiamo a cosa voglia dire far parte di un mondo che ha a cuore non le quote di iscrizione ma gli interessi dell’associato. Mutua. Dal 2012 – a fronte dei tagli che l’oggi e il domani riserveranno alla sanità pubblica – l’Associazione ha “imposto” ai titolari delle nostre imprese un aumento di 70 euro/anno della quota associativa che finiscono alla nostra Mutua Artieri: 60 ad alimentare la Sanità Integrativa e 10 a costituire la Solidarietà. Lo abbiamo fatto perché sappiamo che, nel profondo del cuore, l’artigiano si sente forte, sano, forse immortale. E quasi sicuro che la sfortuna finisca solamente addosso agli altri. Senza pensare che molto spesso, purtroppo, gli altri siamo noi. Con quel che segue: una famiglia senza più sostegno e reddito, spesso un immobile o un bene da finire di pagare, una serie di impegni da onorare, talvolta qualche dipendente a rischio del posto di lavoro, un vuoto familiare che – passati i primi momenti di presenza e partecipazione – diventa sempre più vuoto e devastante. Oggi, per il nostro mondo artigiano, la Solidarietà significa “dare aiuto concreto” alle famiglie degli associati che hanno incrociato sulla loro strada l’infortunio o l’incidente mortale, la malattia grave o invalidante. Ebbene sì, caro collega che mi stai leggendo, possiamo andare fieri di quell’aiuto concreto che – insieme e mutuamente, in questi quasi tre anni – abbiamo dato a molte famiglie. Per quei sorrisi, apparsi sul volto rigato di lacrime, di mogli e figli. Per quella “sensazione di non essere soli” che abbiamo trasmesso loro grazie alla solidarietà di tanti artigiani senza volto, senza nome, sconosciuti ma dotati di cuore, di cervello, di generosità. Così come stiamo pensando ad una quota annua di 100 euro/ azienda da destinare ad un fondo per le imprese che sospendono l’attività per impedimento del titolare. Un fondo da suddividere in proporzione, a fine dicembre, tra le aziende costrette a fermata nel corso dell’anno. Politica. Pensando ad un regalo di Natale per la comunità, vorrei che la politica tornasse a fare la politica. E dunque a mettere in campo idee, scelte, azioni. Poiché nei quindici mesi del governo Rossi – con una minoranza sfaldata ed inesistente – abbiamo visto solo una maggioranza altrettanto sfaldata ed insistente. Inciampata prima sui vitalizi, poi sull’orsa Daniza, poi sugli ospedali di valle, poi sulla sanità in toto.. medici inclusi! Tra annunci categorici ed altrettanto puntuali retromarce di natura tipicamente nazionale – con buona pace dell’autonomia – a riprova di quanto avesse ragione Flaiano “in Italia non siamo mai all’ultimatum ma sempre al penultimatum”. Le nostre imprese vere -quelle di territorio, intendo- hanno necessità di fiducia, di stabilità, di scelte anche impopolari ma certe. Di essere riconosciute non come mucche da mungere ma come produttrici di dignità, ricchezza, benessere. Di essere privilegiate loro, non coloro che dormono sonni profondi nel tepore degli ammortizzatori sociali. Pagati, peraltro, dalle imprese stesse. Sì, il 2015 sarà certo un anno duro, ma siamo ancora in piedi. E ci resteremo, malgrado tutto.. auguri!

DATA DI PUBBLICAZIONE

19.12.2014

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