Gli artigiani Orafi non sono commercianti Compro Oro

E’ giusta l’intenzione del Governo di contrastare il riciclaggio di oggetti preziosi e di denaro e per questi motivi si accetta la parte della nuova norma che prevede l’obbligo di identificazione del cliente e la schedatura dell’oggetto che viene acquistato. Ma allo stesso tempo gli artigiani Orafi ribadiscono la propria
contrarietà all’obbligo dell’iscrizione al registro anche per le attività artigiane che esercitano l’attività di compro oro in quantità minimale e, soprattutto, in via del tutto occasionale rispetto all’attività prevalente. In particolare si ritiene che sia del tutto
inutile e
costosa l’apertura di un
conto corrente bancario dedicato, che verrebbe completamente sotto utilizzato con un aggravio di ulteriori costi per l’azienda.
Infine
due osservazioni tecniche che sottoponiamo all’attenzione degli organi nazionali di Confartigianato:
  1. Il pagamento dell’oggetto al cliente in contanti con un limite di € 500,00. Si osserva che il pagamento in contanti diventa di fatto impraticabile se ogni transazione deve lasciare traccia sul conto corrente dedicato.
  2. La situazione in cui il cliente consegna all’artigiano orafo un oggetto prezioso chiedendone la sua
    trasformazione in un altro oggetto. In questo caso
    NON esiste alcuna compravendita del prezioso e, pertanto, non dovrebbe ricadere nell’obbligo di apertura del c/c dedicato come previsto dal decreto.
COSA CHIEDIAMO A CONFARTIGIANATO Il Direttivo Orafi della Provincia di Trento chiede a Confartigianato di insistere che per gli artigiani orafi
non venga imposto l’obbligo di iscrizione al registro degli operatori compro oro istituti presso l’OAM e
non venga
imposta
l’apertura di un
c/c dedicato.
Il Direttivo approva, invece, che per ogni operazione anche minima di compro oro venga mantenuta la compilazione della scheda e tutte le modalità operative di riconoscimento del cliente e dell’oggetto.

DATA DI PUBBLICAZIONE

20.07.2017

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