L’Adige intervista Segatta: “Energia, costi su del 200%. Artigiani resistono, ma la situazione è seria”

Caro energia, costi del carburante, situazione dell’artigianato trentino: nella lunga intervista rilasciata al quotidiano locale l’Adige, il numero uno della nostra Associazione, Marco Segatta, ha spiegato le grandi difficoltà del momento.

La situazione è molto seria e mette in pericolo il futuro delle nostre aziende” taglia corto il presidente dell’ Associazione artigiani del Trentino Marco Segatta. «Rappresento 10mila imprese e 30mila addetti – spiega – e di fronte a quanto sta avvenendo a livello di aumento di costi sia delle materie prime che dell’ energia, è mia responsabilità farmi avanti». Da un lato per denunciare – e non è certo l’ unico – gli aumenti dei prodotti energetici a cui le aziende non riusciranno ancora per molto a far fronte, dall’ altra per chiedere al governo, e per quanto di sua competenza anche alla Provincia, di «prendere effettivamente in mano» il tema e dare risposte al mondo produttivo.

Articolo a firma Daniele Battistel, giornale l’Adige (18 marzo 2022)

 

 

Segatta, l’intervista a l’Adige: dal rincaro dei costi alle ripercussioni sulle categorie

Di seguito, ecco l’intervista rilasciata che il presidente Segatta ha rilasciato oggi, 18 marzo, durante la quale si è soffermato su tutte le principali tematiche di attualità che stanno ovviamente interessando le categorie artigiane.

 

Presidente, la spada di Damocle che si è improvvisamente alzata sul collo delle imprese artigiane è quella del costo dell’ energia.

Dai primi mesi dell’ anno scorso i prezzi dell’ energia sono cresciuti del 200 per cento e per marzo ci aspettiamo un aumento ulteriore del 20 per cento. Il costo di gasolio e benzina è sotto gli occhi di tutti.

 

I settori artigiani più toccati da quest’ impennata?

Di sicuro le imprese energivore come stamperie, officine meccaniche, ma anche tutto il settore dei trasporti. Senza dimenticare che più un’ azienda è piccola più i costi di questo tipo incidono. In ogni caso è tutta la catena che rallenta. Se si spengono i forni delle fonderie o delle fabbriche di ceramica, a cascata si fermano anche le nostre aziendine meccaniche, il mondo dell’ edilizia.

Nel vostro manifesto avete una lista puntuale di richieste al governo.

Iniziamo con la possibilità del credito d’ imposta del 30 per cento del costo industriale del gasolio, rivedendo anche il sistema delle accise. Chiediamo poi l’azzeramento degli oneri di sistema, che da soli valgono un taglio del 10 per cento della bolletta. Proponiamo poi l’estensione della moratoria su mutui e leasing: veniamo da un periodo difficilissimo, con aziende che dopo il lockdown per non chiudere hanno fatto ricorso al credito confidando di poter ripagare i prestiti grazie alla ripresa economica. Se ora questa fosse preclusa per molti sarebbe la fine. Senza contare che l’aumento dei costi sta portando tante attività ad avere problemi di liquidità (leggi qui la nostra news).

Per questo spingete per avere sostegni negli investimenti sulle fonti rinnovabili?

Servono contributi e snellimento dei vincoli burocratici. Proponiamo anche una ridefinizione degli obiettivi del PNRR, proprio per incentivare la produzione di questo tipo di energia in modo da smarcarci il più possibile da variabili internazionali.

 

Per quanto può fare, cosa chiedete alla Provincia?

A breve avremo un incontro con il presidente Fugatti e per il resto stiamo lavorando assieme sulla revisione del prezziario provinciale. Un ritocco è già stato messo in atto, ma non siamo ancora in linea con l’ aumento generalizzato dei prezzi.

 

Ha già avuto telefonate di colleghi artigiani che le preannunciavano le intenzione di tirare giù la serranda?

Non siamo ancora a questa situazione, ma se il governo non interviene rapidamente e in maniera decisa il rischio è più che reale. Per ora le nostre micro e piccole aziende, avendo un alto coefficiente di flessibilità, riescono a resistere. Ma non ancora per molto.

 

E se le aziende chiudono si dovrà ricorrere alla cassa integrazione.

Si arrivasse ad una situazione come quella della primavera 2020 non ci sarebbero le risorse per sostenere uno stop generalizzato. Come abbiamo già sottolineato il rischio è di un lunghissimo effetto domino che coinvolgerà tutti.

DATA DI PUBBLICAZIONE

18.03.2022

CONDIVIDI LA NOTIZIA