L’ultimo numero della rivista l’Artigianato

Si parla sempre più di innovazione, di mondo digitale, di tecnologia al servizio dello sviluppo e della crescita. E proprio per tale motivo – lo scorso 25 novembre al Muse, dopo il riuscito esordio al Mart nell’ottobre 2015 – l’Associazione ha organizzato una giornata sul tema della comunicazione mettendo a confronto le categorie dei fotografi e dei videoperatori, dei grafici e dell’ICT. Acronimo, quest’ultimo, che alla pronuncia “ai-si-ti” abbina la dicitura estesa Information Communications Technology o meglio ancora, come riporta Wikipedia, “l’insieme dei metodi e delle tecnologie che realizzano i sistemi di trasmissione, di ricezione e di elaborazione delle informazioni, comprese quelle digitali”. Dai molti dati raccolti, trattati ed analizzati da Enrico Quintavalle di Confartigianato Roma e successivamente sintetizzati da Guido Radoani responsabile dell’Ufficio Categorie della nostra Associazione, ne è uscito un interessante quadro che riporto qui avanti. Piccole imprese innovative. L’Italia è al 4° posto nell’Unione Europea con il 53,4% calcolato sul totale delle imprese da 10 a 49 addetti. È preceduta dal Lussemburgo (63,45%), dalla Germania (63,3%), dall’Irlanda (54,0%). Investimenti. In Italia, nel periodo dal 2007 al 2015, gli investimenti materiali sono letteralmente crollati (-31,4%) mentre con fatica, pure se in calo, hanno tenuto gli investimenti in ICT e software (-5,7%). Utilizzo del digitale. Nell’Eurozona il sempre più massiccio ricorso alla digitalizzazione, nel periodo dal 2005 al 2015, ha provocato un aumento in produttività del 9,0%. In Italia, al contrario, non solo non vi è stato alcun aumento di produttività ma, negli anni 2008 e 2009, la produttività è addirittura diminuita. Imprese artigiane nel settore della comunicazione. In Italia, le imprese di grafica, di fotografia e di videoperatività, di ICT sono 42.198 (il 3,1% dell’artigianato nazionale e contano 80.911 addetti). In Trentino sono 552 (il 4,3% del totale delle imprese artigiane), in Alto Adige 624 (il 4,6 % del totale delle imprese artigiane). Nella nostra regione l’incidenza delle imprese della comunicazione sul totale delle imprese artigiane è la più alta d’Italia (il 4,5%). Occupazione giovanile. Il dato è riferito agli Under 25 e, dal confronto tra il secondo trimestre 2015 e quello corrispondente del 2016, il tasso di occupazione giovanile passa dal 20,5% al 23,6%. Se il confronto viene esteso all’Italia il tasso sale in maniera molto più contenuta dal 15,1% al 17,2% mentre si nota come la crescita sia dovuta soprattutto al dato dei diplomati provenienti dai settori tecnico/professionali. NEET “Not (engaged) in Education, Employment or Training”. In buona sostanza, obbligati per moda del periodo a ricorrere all’inglese, un quarto dei giovani italiani tra i 15 e i 29 non studia, non è occupata, non fa formazione. In Italia il numero dei NEET è al 25,7%, in Trentino al 15,9% con 13.128 persone, in Alto Adige al 10,2% con 8.852 persone mentre nell’Unione Europea è al 14,8%. Gli osservatori stimano come la mancata partecipazione dei NEET al mercato del lavoro valga circa 36 miliardi di euro, pari al 2% del PIL nazionale. Diploma tecnico-professionale. In Italia, a 4 anni dal diploma, quasi tre su quattro occupati sono dipendenti. Il dato che emerge è che la soddisfazione generale dei giovani occupati in un lavoro dipendente è mediamente inferiore dello 0,4% rispetto a quella degli occupati indipendenti. Laddove gli aspetti valutati sono: la possibilità di carriera, il grado di autonomia, l’arricchimento personale, l’utilizzo delle conoscenze acquisite, le mansioni svolte, il trattamento economico, le prospettive di stabilità (e questo è l’unico parametro dove la soddisfazione è maggiore per l’occupato dipendente). Previsioni per l’anno 2016. Il mondo artigiano prevede 14.200 assunzioni (il 17% del totale) in relazione a professioni creative e culturali. Propensione all’alternanza scuola-lavoro. I settori dei servizi alle imprese e comunicazione sono quelli che registrano il massimo aumento della quota nell’alternanza scuola-lavoro. Nel raffronto tra gli anni 2015 e 2016 i settori dei servizi alle imprese e comunicazione registrano un aumento dal 7,7% al 9,7% mentre il numero delle imprese passa da un 8,8% ad un 9,7%. In relazione alla propensione territoriale, il dato vede il Trentino Alto Adige (con un 14,0% nel 2015 ed un 13,9% nel 2016) sopravanzare decisamente il nord-est (con un 12,3% del 2015 ed un 12,8 nel 2016). Ingredienti dell’economia. L’artigianato sta vivendo un periodo di rapida mutazione dovuta al passaggio da un modello economico che produce esclusivamente qualcosa che si vede ad uno che produce soprattutto servizio che non si vede ma si percepisce. Laddove emerge, nell’ascolto del nostro mondo, come il 45,0% dell’impresa sia riconducibile al valore dell’artigiano, il 21,0% all’innovazione, il 21,0% alla tecnologia, il 13% all’ambiente, all’istruzione ed al mercato. Allo stesso modo, in quel 45% di valore artigiano, trovano collocazione in primo piano i concetti di collaborazione, materia, tradizione, design e scivolano all’indietro i concetti di prototipo, maestro, contaminazione, concorrenza. Concludo con una breve riflessione da uomo di settore. Non penso che la comunicazione, i servizi, l’ICT in generale creino posti di lavoro e stabilità. Anzi. Sono attività che non si improvvisano e che richiedono specifica e mirata preparazione, grande e alta flessibilità, continua e costosa formazione. Penso alle tante start-up nate all’improvviso nella nostra provincia e morte, altrettanto all’improvviso, nei primi tre anni di vita o a quante hanno esaurito le idee, prima ancora del capitale finanziario, nei primi anni di attività. Il Trentino è una distesa di croci con su scritto il nom di start-up scomparse nel nulla, una volta drenate ed esaurite le risorse pubbliche. Chiudo con l’augurio che si torni a produrre cose e non solo servizi poiché il made in Italy o il made in Trentino c’è ed è di alta qualità. E che si dica “basta!” alle schifezze a basso prezzo ed ancor più bassa qualità, prodotte in qualche paese lontano. Che, mentre non creano ricchezza per quella povera gente, allo stesso tempo minano la nostra economia occidentale. E che siano delle Buone Feste, prima che nella comunicazione, nei fatti.

DATA DI PUBBLICAZIONE

13.12.2016

CONDIVIDI LA NOTIZIA