Matteo Plaga: dal Trentino alla Terrasanta

Quella di Matteo Plaga è senza dubbio una storia artigiana da raccontare. Ricca di avventure, di storie nella storia, di vicende che dimostrano come il mondo sia un posto incredibilmente grande ma, se affrontato con determinazione, passione ed un briciolo di follia, può davvero regalare emozioni indescrivibili.

Terzo lattoniere di una famiglia dedita alla professione, Matteo Plaga (anche Maestro Artigiano, come il padre) gestisce ora l’azienda che, nel 1934, il nonno fondò dedicandosi però anche ad altri lavori: attività da fabbro, realizzazione di stufe a legna, sistemazione di strumenti in rame. Il mestiere era variegato ed è rimasto tale anche nel 1971, quando la ditta passò nelle mani del padre di Matteo che succesivamente, nel 2011, la ereditò a sua volta.

Ma ciò che ha segnato definitivamente la storia di questa storica impresa di famiglia è stata la realizzazione di opere nella Terra Santa di Israele, oltre che diversi lavori in Giordania. Esperienze che Matteo ha potuto vivere sulla propria pelle, frutto di una successione di eventi che per quanto sfortunata (verrà poi descritta nell’intervista), ha portato i lattonieri trentini a lavorare dall’altra parte del mondo.

Matteo (al centro) e il suo team a lavoro ultimato

L’intervento svolto sul memoriale di Mosè in Giordania

 

“Ma io volevo fare il pilota…”

Eh si perchè Matteo Plaga ha vissuto due vite completamente opposte. A 17 anni, innamorato del volo e degli aerei, ha portato da solo il suo primo aeroplano. Un’esperienza fantastica, racconta, che ha dato il via alla sua vita nei cieli. Così Matteo si è diplomato, diventando perito aeronautico del trasporto aereo, studiando successivamente ad Alitalia per prendere il brevetto ed ottenere, qualche anno più tardi, la licenza di pilota di linea. Per quattro mesi ha trasportato persone in giro per il mondo, sentendosi “il re dei cieli“, come da lui stesso descritto.
La vita del pilota però diviene poi troppo difficile da conciliare con quella quotidiana, quindi dopo un breve periodo a bordo dei suoi amati veivoli Matteo decide di cambiare radicalmente. Così torna a casa, per dedicarsi all’altra grande passione che, fin da piccolo, lo ha accompagnato: la lattoneria. 

 

L’intervista a Matteo Plaga

Ecco dunque che Matteo ha voluto raccontarci la sua storia, culminata con esperienze di lavoro incredibili in Terra Santa che, ancora oggi, procedono in modo molto positivo.

 

Matteo, cominciamo dal principio: come hai iniziato questo lavoro e per quale motivo?

Fin da bambino ho avuto due grandi passioni: il volo e la lattoneria. La nostra è una casa grande e teniamo tutti gli attrezzi ed i macchinari in cantina, dove da bambino trascorrevo tantissimo tempo. Posso dire che sono cresciuto a “pane e lamiera”! Addirittura, ricordo un episodio particolare: avevo sette anni e, a scuola, la maestra ci chiese cosa avevamo fatto di bello la settimana prima. Io scrissi che ero stato a lavorare con mio papà su un tetto, che lo avevo aiutato a tenere le tegole, addirittura misi nome e cognome del cliente. Un tema che credo sarebbe impensabile al giorno d’oggi! Però volevo diventare pilota, quindi per un periodo ho seguito quella strada. Nel novembre del 2002 però ho detto basta, perchè non riuscivo a conciliare la mia vita con il lavoro. Ora, anche se torno a casa con il mal di schiena, sto comunque facendo un lavoro che amo e in cui metto passione.

 

Quali credi che siano le competenze principali che deve avere un lattoniere al giorno d’oggi?

Bisogna sapersi mettere in discussione, avere tanta voglia di lavorare, ma soprattutto serve inventiva e non bisogna mai avere paura di sbagliare. Chi pensa di non riuscire o comincia a dire “Questa cosa è troppo difficile, non ce la faccio“, sbaglia. Certo, servono delle competenze di base in questo lavoro, ad esempio di geometria o di altri aspetti tecnici, ma mio nonno mi ha insegnato che nei momenti più difficili, quando sembra proprio che il lavoro non si riesca a fare, occorre fermarsi, respirare e ripartire. Al giorno d’oggi è diverso perchè iniziano ad esserci specializzazioni nel settore, ci facciamo domande complesse e ci diamo risposte altrettanto difficili, ma è necessario per lavorare in un certo modo.

 

Parliamo ora dei tuoi lavori in Giordania e in Terra Santa. Raccontaci queste fantastiche esperienze

Tutto è cominciato con… una disgrazia. Mio padre, quando avevo sette anni, cadde da otto metri d’altezza e si ruppe solo un braccio. Essendo una persona molto credente, decise di fare un pellegrinaggio per ringraziare Dio, così dopo qualche mese era già in volo verso Gerusalemme. Lì conobbe un frate e durante una chiacchierata lui chiese a mio padre un aiuto per fare la copertura di una piccola chiesetta in Giordania. Un lavoro veramente semplice su una struttura di appena 50 metri quadrati, quindi mio padre accettò. Nel giugno del 1989 ricevette i biglietti aerei e cominciò i lavori in Giordania per circa tre settimane, in compagnia di mia madre. L’amicizia con quel frate divenne poi molto più forte, entrarono in confidenza e, una volta salito di grado nell’Ordine di cui faceva parte, nel 2008 chiese a mio padre di intervenire sul memoriale di Mosè, in cima al Monte Nebo. Stupefatto, mio papà decise di accettare e salire su questo treno che, va detto, passa una volta nella vita. Nel 2010 abbiamo iniziato la copertura, un lavoro durato fino al 2015 per via di alcuni problemi tecnici e delle tempistiche dei lavori, dato che potevamo andare lì principalmente in inverno per un paio di mesi circa. Ma a Gerusalemme ho lavorato anche sulla chiesa di Getsemani, sul monte degli Ulivi, esperienza incredibile.

 

Un altro dettaglio delle lavorazioni effettuate da Matteo in Terra Santa

 

Credi quindi che l’internazionalità possa essere un elemento importante per un lattoniere nel mercato del lavoro moderno? Anche in una piccola provincia come la nostra

Ho lavorato a Gerusalemme, in Giordania ed anche in Brasile. Va detto però che lavorare all’estero è davvero molto difficile. Ci sono due strade: la prima prevede che si pre-fabbrichi tutto e si spedisca sul luogo del lavoro, sperando poi che quanto fatto si possa eventualmente adattare alle strutture; la seconda, ancora più complessa, comprenderebbe la spedizione del materiale e di tutti gli strumenti per la lavorazione, trasferendo di fatto l’officina sul luogo di lavoro. Ma per quanto tu possa essere attento e preciso, ci saranno sempre difficoltà e molte saranno legate ai costi. Tuttavia, su questo aspetto voglio precisare una cosa: un’esperienza di questo tipo ripaga tantissimo in termini di emozioni e riconoscimento. Sapere di aver lavorato in Terra Santa, di esserci stato e di aver dato il mio contributo, è qualcosa che mi accompagnerà per sempre.

 

Per concludere quindi, cosa ti sentiresti di dire alle nuove generazioni che pensano di approcciarsi a questo lavoro?

Non abbiate paura di mettervi in gioco, non risparmiatevi mai. Un lavoro fatto con passione e sentimento ripagherà sempre. Inoltre, non fatevi scappare i treni che passano una sola volta nella vita, perchè se non lo farete voi saranno altri a salirci.

 

Scopri di più sull’azienda di Matteo!

 

DATA DI PUBBLICAZIONE

27.05.2010

CONDIVIDI LA NOTIZIA

REFERENTE

Veronica Costa
Categorie