ALIMENTARISTI – Dopo latte e grano, anche l’origine del pomodoro finisce in etichetta

È previsto un periodo di sperimentazione di due anni, nel corso dei quali conserve e concentrato di pomodoro, così come i sughi e le salse composti per almeno il 50% da derivati del pomodoro, dovranno prevedere l’origine in etichetta. Come nei casi citati di pasta e prodotti lattiero-caseari, anche per il decreto sull’ origine del pomodoro c’è una sorta di “data di scadenza”. Il governo italiano, infatti, sottolinea ancora una volta come l’articolo 26, paragrafo 3, del regolamento 1169/2011 Ue non sia ancora pienamente attuato. La norma comunitaria prevede infatti i casi obbligatori in cui vanno espressamente indicati in etichetta il Paese d’origine o il luogo di provenienza dell’ingrediente primario dei prodotti agroalimentari. Ma gli atti di esecuzione del regolamento, che ne darebbero piena attuazione, non sono ancora stati emanati. I decreti italiani, dunque, decadrebbero nel caso in cui la Commissione approvasse definitivamente tali provvedimenti. Nel frattempo, scopriamo le novità introdotte dalla normativa italiana. LE NOVITÀ Derivati del
pomodoro, sughi e salse prodotte in
Italia dovranno avere, obbligatoriamente, in etichetta queste diciture:

Paese di coltivazione del pomodoro;

Paese di trasformazione del pomodoro.
Solo nel caso in cui
tutte le operazioni avvengano nel nostro Paese, allora potrà utilizzarsi la dicitura
“Origine del pomodoro: Italia”.
Se invece le due fasi, coltivazione e trasformazione, avvengono
in più territori, i produttori possono utilizzare una delle seguenti diciture:
1. Paesi UE 2. Paesi NON UE 3. Paesi UE E NON UE ATTENZIONE: tali indicazioni saranno poste in etichetta in
punti evidenti, in modo tale da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili e indelebili.
I provvedimenti prevedono una fase per l'adeguamento delle aziende al nuovo sistema e lo smaltimento completo delle etichette e confezioni già prodotte.

DATA DI PUBBLICAZIONE

09.11.2017

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