Bilanci, futuro e ristrutturazioni

Con due mesi di ritardo sull’abituale tabella di marcia annuale – per aver dato spazio ad alcuni argomenti del giorno quali, ad esempio, il nuovo Statuto dell’Associazione in itinere – eccomi a produrre qualche numero legato all’andamento della nostra struttura organizzativa. Come il lettore attento sa perfettamente, l’Associazione Artigiani – alla stregua dei partiti politici, dei sindacati, delle altre associazioni datoriali – non è tenuta a rendere pubblico il proprio bilancio ma, con il mio arrivo alla presidenza e nonostante l’opinione contraria di molti colleghi e funzionari, è sempre stata una caratteristica dello scrivente il giocare, come si usa dire, a carte scoperte. Sia per quella correttezza, efficienza, serietà, onestà sempre dovute quando si hanno in mano i denari degli associati sia per quella trasparenza, chiarezza, certezza, pulizia che da sempre spazzano via dubbi, ipotesi, illazioni, cattivo odore di interessi personali. Inoltre, poiché l’Associazione ha il controllo totale delle due società – di scopo e di capitale – SAPI e Trentino CAF Imprese, ho sempre ritenuto opportuno dare informazione completa su tutta la nostra realtà. Anche perché ho ben presente il vecchio adagio “quando una cosa la si sa in due, non è più un segreto”.. con quel che segue. Nel 2015 l’Associazione ha prodotto ricavi per € 8.374.301, ha avuto un costo del lavoro di € 5.185.841, ha chiuso con una perdita di € 243.316, ha pagato imposte per € 81.660. Nello stesso esercizio SAPI ha prodotto ricavi per € 2.307431, ha avuto un costo del lavoro di € 748.843, ha chiuso con un utile lordo di € 154.693, ha pagato imposte per € 105.324 mentre Trentino CAF Imprese ha prodotto ricavi per € 8.618.242, ha avuto un costo del lavoro di € 4.459.502, ha chiuso con un utile lordo di € 1.003.391, ha pagato imposte per € 523.393. Il dato consolidato è fissato quindi in ricavi a € 19.299.975 (in diminuzione di € 298.986 sul 2014), costo del lavoro che incide per il 53,9% a € 10.394.186 (in diminuzione di € 14.147 sul 2014), utile lordo a € 924.768, imposte pagate per € 720.377, utile netto consolidato a € 204.391. Pertanto la nostra struttura organizzativa – 17 sedi territoriali con 254 persone al servizio delle 9.936 imprese associate – si trova ancora in territorio positivo ma penso che una qualche riflessione per il futuro vada fatta. Malgrado i peana intonati via media nazionali e locali, dettati dalla necessità di un ottimismo a prescindere, l’economia trentina non cresce. Pertanto difficilmente si avrà un aumento in numero delle imprese artigiane attive e quindi, a seguire, delle imprese associate. In tale condizione non è realistico che possano aumentare gli introiti da quote associative (ferme da 9 anni) così com’è improbabile un aumento del valore prodotto dai servizi erogati tanto nell’elaborazione di cedolini-paga (circa 100.000/anno) quanto nella tenuta di contabilità (circa 3.300 tra regime dei minimi, semplificate, ordinarie). E se è vero che, guardando all’Albo in Camera di Commercio, risultano ancora non-associate circa 3.500 imprese è anche vero come non sia per niente facile raggiungerle senza una adeguata azione commerciale, in termini di risorse umane dedicate e di campagne pubblicitarie sviluppate. Iniziative costose, peraltro, che richiedono risorse maggiori di quante generate dagli attuali bilanci. Allo stesso modo, come già avviene, è necessario continuare a fare i conti con la miriade di commercialisti e consulenti dei territori – o dislocati appena fuori dal Trentino, tipo Feltre o Brescia – che chiedono all’artigiano nostro associato il preventivo della contabilità, emesso da Trentino CAF Imprese, per offrirsi poi a 50 € in meno. E, in un periodo di vacche magre, sappiamo perfettamente quanto poco venga tenuta in considerazione la qualità rispetto alla quantità del servizio richiesto. Da ultimo mi chiedo quale sarà il domani dell’Associazione, in termini di rappresentanza. Sotto l’azione di una politica – oggi solo nazionale, invadente e invasiva – che ha tutto l’interesse a sbarazzarsi dei corpi intermedi, quali l’Associazione, per rapportarsi direttamente con i singoli. In piena logica da “divide et impera”.. di cui penso non serva alcuna traduzione. A fronte delle difficoltà in cui versano le imprese e del sempre più esiguo numero di soggetti disposti al rischio di una nuova avventura imprenditoriale. A fronte della spinta centrifuga dettata dal non comprendere che, solo se sta assieme alle altre, la micro/piccola impresa può essere tutelata e da sola, al contrario, rischia di non andare da nessuna parte. Per quanto sopra, ritengo necessaria anche una riflessione sul ruolo e sull’impegno del presidente provinciale dell’Associazione. Che, a mio parere, non può tornare – come avveniva in un contesto economico completamente diverso, prima della mia elezione – ad essere una presenza spot, un semplice part-time, un “quando ho tempo disponibile”. Io ritengo che l’Associazione – di fatto, una azienda di servizi a tutti gli effetti – debba avere una guida a tempo pieno, un datore di lavoro. In grado di conoscere perfettamente e, quindi, di operare sulla struttura interna. Disposto al rapporto, paritario e continuo, con le altre associazioni datoriali ed organizzazioni del territorio. Partecipe tanto nella rappresentanza esterna quanto in quella interna di attenzione e cura delle imprese associate. In grado di interloquire, senza alcuna sudditanza, con l’onnipresente politica provinciale ma, al tempo stesso, indipendente – per non dire lontano – da ogni appartenenza. Insomma un presidente provinciale credibile, con presidenti di territorio che lavorano e non occupano il ruolo per semplice visibilità o interesse personale. Io penso che, se vuole avere un futuro, l’Associazione debba essere sempre più impresa. Che sa offrire al mercato delle imprese servizi di qualità, tra i quali ci sarà comunque il “fare sindacato”. Tuttavia ciò impone la necessità di un ripensamento generale, a partire dallo Statuto dell’Associazione. Che non può più essere un totem di pietra, adorato da vecchi nostalgici fuori dal tempo, ma uno strumento in continuo cambiamento per dare risposte al cambiamento continuo. E si dovrà procedere con alcune ristrutturazioni, soprattutto mentali, poiché credo vada anche ampliata la platea degli associati. Molto aldilà del solo orizzonte artigiano.

DATA DI PUBBLICAZIONE

11.07.2016

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