La condottiera gentile

Franca Borzaga| Metal Working Srl

Fiducia e bellezza. Così l’azienda può crescere.

Gentile e risoluta, visionaria e concreta, sognatrice e determinata, sorridente e serissima. La descrizione di Franca Borzaga, unica donna fra i soci fondatori di Metal Working, è racchiusa in una serie di aggettivi apparentemente contrastanti, che però applicati a lei, danno vita ad un quadro armonioso ed elegante.

Franca è una vera signora, dall’aspetto curato e dai modi affabili. Una gentilezza, la sua, che controbilancia una forza di volontà ferrea: assieme ad un incrollabile ottimismo, l’ha resa motore e pilastro dell’azienda, soprattutto nei momenti di crisi. Perché quando nei primi anni, c’era molta incertezza ha creduto fino in fondo nel progetto e a lei i soci hanno affidato il compito di chiedere fiducia ai fornitori.

E così, l’azienda non solo ha superato le crisi, ma pare avviata verso una cavalcata trionfale, in crescita continua . E dopo i primi anni di lavoro a testa bassa, Franca può ora finalmente togliersi qualche sfizio: dedicarsi allo sviluppo di progetti artistici che coinvolgano i collaboratori, ad esempio. Ma anche concedersi l’agognato mese di ferie, che ha una triplice valenza: le consente di rigenerarsi, le fornisce spunti per innovare e, soprattutto, la mette in condizione di delegare, responsabilizzando i collaboratori.

Sognare, pianificare e non mollare

Concedendosi anche qualche gratificazione

Quando nel 2008, la Metal Working Srl ha aperto i battenti presso il Business Innovation Center di Pergine Valsugana, sotto l’egida di Trentino Sviluppo, occupava una superficie di 1200 metri quadri e contava su una limitatissima forza lavoro, composta dai 3 soci e da 2 dipendenti.

A quindici anni di distanza, lo spazio occupato è più che triplicato e comincia a scarseggiare, i dipendenti sfiorano le 50 unità ed il fatturato, che nel primo anno è stato di soli 320.000 Euro, oggi arriva agli 11 milioni.

Talento, professionalità, affiatamento, impegno e caparbietà sono solo alcuni degli ingredienti che hanno portato quest’impresa a resistere alle varie crisi. E poi c’è il fattore F, cioè Franca, socia ed Executive Manager che, con il suo sorriso accogliente, racconta con orgoglio ogni tappa del bellissimo viaggio che ha portato la sua impresa fino al cuore del Colosseo e delle più importanti città del mondo.

D: Franca, dal 2008 ad oggi ne avete fatta di strada…. hai voglia di raccontarci la tua storia professionale?

R. Con piacere. Quando io e i miei soci abbiamo costituito Metal Working, io ero reduce da 25 anni in Germania. Dato che ero bilingue, avevo lavorato sempre nell’Export, ma in diversi settori: da quello dei ricambi, a quello degli allestimenti per fuoristrada.

D: Sempre ambiti molto maschili…

R: Sì, ma, a onor del vero, per un periodo mi sono occupata anche di tessuti ed è stato bellissimo. Giravo tutto il mondo per acquistare stoffe, vivevo in mezzo ai colori…. era fantastico.

D: E poi? Cosa è successo? Come mai sei tornata in Italia? 

R: Volevo stare più vicino a mia madre, che in quel periodo ne aveva bisogno. Il mio programma iniziale era fermarmi per il tempo necessario e poi partire per la Spagna, ma ho finito per trattenermi. All’inizio ho lavorato in Apt Valle di Non, ma abituata al mondo tedesco, dove la parola d’ordine era “meritocrazia”, mi sono trovata spiazzata e così ho cercato altrove.  E appena possibile, mi sono buttata in una nuova esperienza.

D: Cioè?

R: Ho curato il progetto di internazionalizzazione per conto di un’azienda che produceva filtri industriali. E’ stato lì che ho conosciuto Alessandro, che aveva 20 anni di esperienza nel settore e poi è diventato il primo dei miei soci. Lui, a sua volta, conosceva Paolo, che invece era un professionista delle strutture. Tutti e tre sentivamo forte il richiamo verso un progetto autonomo. Abbiamo realizzato un business plan e, grazie a Trentino Sviluppo, abbiamo avviato la nostra start-up, che aveva un duplice core business: da un lato i vani ascensore, dall’altra la filtrazione.

D: E la concorrenza? Come siete riusciti a farvi strada rispetto a chi era sul mercato da più tempo di voi?

R: In entrambi i settori in cui siamo attivi, ci rivolgiamo da sempre a una nicchia, quindi siamo riusciti a ritagliarci il nostro spazio: il primo è quello delle strutture per ascensori, che copre il 75% del nostro volume d’affari. Si tratta di progetti di livello molto alto, principalmente destinati a edifici storici, o moderni, di design. Vendiamo in tutto il mondo e le nostre strutture sono presenti da Mosca all’Opera House di Vichy, dalla Biennale di Venezia fin anche al Colosseo. Il restante 25% della nostra attività è invece dedicato alla filtrazione: lì realizziamo impianti destinati ad ambienti molto particolari, che necessitano di standard elevatissimi, come gli stabilimenti di produzione alimentare, chimica o farmaceutica.

D: E tu, nello specifico, di cosa ti occupi? 

R: Il mio ruolo è di Executive Manager, quindi direi un po’ di tutto: dal mercato estero, alle relazioni con le banche e con gli Enti, fino a quelli che chiamiamo i “progetti speciali”.

D: Spiegaci meglio: di cosa si tratta?

R:  Ad esempio, abbiamo avviato un progetto di ricerca e sviluppo in collaborazione con l’Università di Trento e con il Politecnico di Milano: ha come obiettivo definire le caratteristiche di sicurezza, sostenibilità e innovazione dei nostri profili, rendendoli di fatto unici. Altri due progetti speciali sono i nostri brevetti, uno dei quali mi rende particolarmente orgogliosa, dato che consente di salvaguardare la salute dei lavoratori e anche le esigenze degli imprenditori. E’ quello sulle nebbie oleose, ossia le nubi che si formano durante alcuni processi industriali: sono dannose per gli operatori e per le macchine, che hanno bisogno di fermi per la pulizia. Il nostro sistema di filtraggio preciclonico di fatto le annienta, consentendo di operare 24h su 24 in un ambiente assolutamente salubre.

D: Quanto c’è di te in questi brevetti?

R:  Quanto basta: diciamo che la mia curiosità talvolta mi rende molto intuitiva.

D: Lavori in un settore molto tecnico.  Sei mai stata sottovalutata? 

R: In quanto donna, dici? No, onestamente no, davvero. Anzi, quando dobbiamo trattare con interlocutori particolarmente esigenti, i miei soci mi incoraggiano a prendere in mano la situazione . Il loro tipico invito è: “Usa il tuo spessore.”

D: E’ un complimento, non trovi? Si vede che credono nelle tue doti persuasive.

R: Probabilmente è perché le hanno provate sulla loro pelle! Un anno dopo aver costituito l’azienda, le cose non stavano andando come auspicavamo. C’era la crisi e noi non avevamo fatto i conti con la nostra immaturità aziendale: in quel momento, abbiamo chiesto fiducia ai fornitori e alle banche e facendolo, li abbiamo stupiti. Nel mondo teutonico è normale, ma qui sembrava una grande novità: loro hanno creduto in noi e noi abbiamo tenuto fede alle promesse, dal momento che oggi siamo ancora qui. Naturalmente, per arrivare a chiedere fiducia ai fornitori, dovevamo crederci fino in fondo noi soci. Nel momento più duro, ci siamo chiesti se era il caso di continuare o meno. Io ci credevo profondamente, ma capisco anche chi aveva qualche dubbio. Alla fine siamo stati coesi: io, personalmente, ero guidata dall’entusiasmo, ma anche dalla certezza di riuscire. Ricordo ancora la battuta che ci fecero i nostri partner in quel periodo: “Se superate questo momento, non vi ferma più nessuno”.

D: E così è stato. Sei soddisfatta del percorso fatto fino ad oggi? 

R: Certo, anche perché abbiamo strutturato un modello di gestione che mi permette di non dover essere sempre alla rincorsa delle urgenze: coltiviamo i talenti dei nostri collaboratori, li facciamo crescere ed abbiamo imparato a delegare. Costruiamo oggi il team che traghetterà nel futuro. Si lavora bene e si vive meglio.

D: Credi molto nei giovani? 

R: Ah, sì, decisamente! Ai ragazzi che lavorano con noi io cerco sempre di trasmettere l’entusiasmo e la voglia di sottoporre le proprie idee senza paura. Molto spesso, i giovani hanno delle idee meravigliose, se solo lasciamo che le esprimano: bisognerebbe semplicemente ascoltarli senza pregiudizi e valorizzarli. Noi come azienda lavoriamo molto su questo e il progetto Metalkunst 3 lo testimonia. Invitiamo gli artisti locali a proporci delle opere d’arte, l’azienda mette a disposizione le macchine e i nostri operatori ci mettono il lavoro, l’impegno e l’esperienza. Le opere che ne escono vengono vendute e con il ricavato della vendita, finanziamo delle borse di studio. E’ un lavoro di squadra, ne usciamo tutti più affiatati e poi… crediamo molto anche nella bellezza come valore e questo approccio lo rinfranca.

D: Ascoltandoti, si ha l’impressione che tu sia pienamente realizzata. Ti è rimasto almeno un sogno nel cassetto?

R: A dire il vero, negli ultimi anni ho iniziato a realizzarlo: il mio più grande desiderio è sempre stato viaggiare. Viaggi lunghi, intendo. All’inizio sembrava impossibile conciliare questo sogno con il mio ruolo in azienda, ma poi dal 2018 ho iniziato a concedermi un mese di ferie all’anno. E ti assicuro che l’azienda non va a rotoli, anzi! La prima settimana è sempre di assestamento, ma poi il telefono la smette di suonare, io mi rilasso e rientro con tante idee. Il mondo è bellissimo, io voglio viverlo, scoprirlo, conoscerlo. Viaggiare spalanca la mente. E poi, diciamocelo: in un’impresa che guarda al futuro, la delega è fondamentale. Fa crescere l’azienda e le persone.

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