I furbetti del mercatino

Primo racconto breve. Un sabato in una città del Basso Trentino. Un mercato di prodotti artigianali sulle bancarelle. Tra queste, quella di una artigiana-artista che crea oggetti in terracotta, in vetro, in metallo. Un uomo si avvicina, osserva la merce esposta, sceglie un pezzo, chiede quanto costa, lo acquista. “Dieci euro, signore.” L’artigiana digita la cifra sul tastierino della cassa, stampa e consegna la ricevuta, ringrazia e sorride al cliente. L’uomo gentilmente chiede “ma lei mi fa lo scontrino per dieci euro?”. Alla risposta affermativa, il signore esibisce un tesserino, si qualifica, chiede di verificare le licenze e di procedere ad analizzare i movimenti di cassa. Fine del controllo, nessuna irregolarità, un saluto educato. L’uomo si sposta, va verso la bancarella a fianco, esibisce di nuovo il tesserino e, alla risposta “hobbista”, si limita a mormorare un “buona giornata” e si allontana. Secondo racconto breve. Un fine settimana a Trento Fiere. Qualcuno ha organizzato una manifestazione riservata agli hobbisti dal titolo fuorviante con riferimenti a “mostra-mercato”, a “qualità”, ad “artigianato”. Una settantina di stand in tutto, con prodotti che vanno dal made in Cembra al made in China. Qualche nostro associato, insospettito dal richiamo al mondo artigiano, passa tra gli stand e capisce come diversi, presunti hobbisti siano, in realtà, aziende con tanto di partita IVA – quasi tutte commerciali e non artigiane – impegnate nella libera vendita, quella senza scontrino o altra pezza giustificativa. E pertanto, ne sono convinto, anche senza che sia stato fatto uno straccio di verifica su quanti si sono auto-dichiarati hobbisti. Terzo racconto breve. Una famiglia trentina – formata da padre, madre, figlio senza precisa attività lavorativa – è tanto motivata dalla propria passione hobbistica, e tanto votata al sacrificio, da affrontare l’impegno di essere sempre presente, con i propri prodotti, in tre diversi mercatini contemporaneamente. Non per denaro, naturalmente! ma, altrettanto naturalmente, con buona pace di chi paga per mantenere la partita IVA, per l’iscrizione alla Camera di Commercio, per il ruolo INPS, per la posizione INAIL, per il registratore di cassa e via elencando. Insomma, per tutte quelle gabelle che ogni artigiano conosce perfettamente. Così come non voglio dimenticare neppure quel numeroso gruppo di hobbisti, trentini e non, che piazza il proprio prodotto attraverso un sito internet. Esattamente come fanno Ebay, Amazon, Zalando ed altre realtà del commercio elettronico mondiale. In sovrappiù esaltandone poi, via social network, i generosi guadagni conseguiti. Insomma, in questi tre racconti brevi, ho descritto quelle situazioni che, come Associazione, mi hanno spinto a chiedere con forza l’intervento del legislatore provinciale. Poiché, per quanto sopra ed in assenza di regole, molte nostre micro-imprese subiscono una concorrenza il più delle volte sleale. Eppure per dare una qualche soluzione al tutto, come già avviene in altri territori, è sufficiente scrivere in legge una piccola norma: l’hobbista ritira una tessera di riconoscimento con un numero predeterminato di eventi-anno cui partecipare. Decida lui quando e dove essere presente ma, una volta esaurita la tessera, pausa fino all’anno successivo. E se l’hobbista è tale, da questa piccola norma non ha nulla da temere. Se invece è un hobbista che produce e vende qualcosa ogni giorno (magari una volta fuori dall’orario di lavoro part-time nel pubblico impiego) questa piccola norma non fa che eliminare quel forte gradino che si è creato, nell’andare degli anni, tra cittadini di serie A, esentati da ogni dovere fiscale e cittadini di serie B, obbligati ad onorare ogni impegno. Una serie B che talvolta, quando al danno si aggiunge la beffa, viene anche accusata di irregolarità, di lavorare in nero, di evasione. Per primo, naturalmente, da qualche furbetto appartenente alla serie A. Allo stesso tempo voglio rassicurare, quei miei tre o quattro lettori, di non essere affatto nemico di quanti si privano della vecchia bicicletta offrendola nel mercatino dell’usato. Di quanti mettono in vendita la raccolta dell’Intrepido o dell’almanacco Topolino degli anni ’70. Di quanti svuotano la cantina da ammuffiti ricordi e da vecchia ferraglia. Di quanti sono presenti come espositori al Mercatino dei Gaudenti. Di quanti commerciano sulle bancarelle i prodotti tradizionali, destinati alla solidarietà nazionale ed internazionale, per nessun altro motivo che non la solidarietà stessa. In attesa che il mio desiderio diventi norma di legge cui attenersi, mi piace ricordare come ogni introito, anche se generato dalla passione per l’hobbismo, vada comunque dichiarato. Per una semplice ed evidente regolarità fiscale, naturalmente.. ma questa penso sia un’altra storia. Da trattare prossimamente. Roberto De Laurentis – Presidente Associazione Artigiani di Trento

DATA DI PUBBLICAZIONE

05.11.2015

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