L’editoriale di giugno

Nell’articolo di apertura della rivista L’Artigianato di questo mese, il Presidente Segatta parla di superbonus: quali ricadute ha avuto che cosa ci aspettiamo ora dalle istituzioni:

 

L’edilizia deve prepararsi al match del post-superbonus

Dopo una stagione favorevole si apre per la categoria più importante dell’artigianato un nuovo “campionato” con sfide che sembrano decisamente impegnative.

Nella fase post-pandemica si è fatto un gran discutere dell’efficacia e dell’onerosità degli incentivi fiscali che lo Stato ha previsto per il rilancio dell’economia dopo il periodo del blocco delle attività nei momenti di maggiore diffusione del virus.

Molte analisi hanno sottolineato le esagerate agevolazioni introdotte dai bonus edilizi che avrebbero sì portato ad un miglioramento del PIL ma, d’altra parte, avrebbero comportato ricadute molto negative sull’indebitamento pubblico protratte per decenni. Altre valutazioni sono meno negative con la sottolineatura delle ampie ricadute positive sull’intero tessuto economico e sociale (occupazione) e non soltanto sull’edilizia.

 

Anche noi abbiamo approfondito la questione e la abbiamo sottoposta sia alla nostra Giunta che al nostro Consiglio. Non abbiamo la presunzione di essere i depositari della verità ma abbiamo cercato di mettere assieme i diversi aspetti del problema cercando di allargare il più possibile lo spettro dell’analisi.

Affianco all’onerosità dello strumento per le casse dello Stato, vanno considerati gli effetti immediati ampiamente positivi sugli investimenti realizzati e quindi sull’attività e l’occupazione delle imprese ma anche i miglioramenti che si protrarranno nel tempo sull’efficienza energetica degli edifici, sui consumi e sul valore degli immobili oggetto di ristrutturazione.

Qualcuno ha osservato che con molte risorse pubbliche sono stati prodotti vantaggi ad un numero limitato di cittadini, quasi sempre già benestanti. Anche questo secondo noi non è esatto: attraverso il sistema dello sconto in fattura e della cessione dei crediti fiscali – finché è rimasto operativo – gli interventi sono stati resi possibili per tutte le fasce reddituali e i dati lo dimostrano; infatti sono stati 1,7 milioni gli italiani con reddito medio-basso ad aver beneficiato degli incentivi.

Al di là di evidenziare gli aspetti positivi o negativi dei bonus, quello che qui mi preme sottolineare è il fatto che fortissimi strumenti di agevolazione sono stati introdotti in un momento di totale blackout produttivo ed hanno consentito alle aziende dell’edilizia e dell’indotto di uscire da quella palude nella quale il settore più significativo dell’artigianato era sprofondato per tutto il secondo decennio del 2000 e che con la pandemia rischiava di affondare definitivamente.

I dati a nostra disposizione (fatturati e occupazione) dimostrano come il settore sia ripartito e come abbia trascinato con sé una fetta consistente di tutto il mondo dell’artigianato anche non strettamente legato all’edilizia. Sono inoltre convinto che anche altri settori – sicuramente il commercio – ne hanno tratto giovamento. Ma con la fine del forte sostegno pubblico si prospetta una stagione che ci preoccupa. Di per sé la fine di ogni beneficio fiscale comporta la caduta della domanda privata: è successo per le varie rottamazioni agevolate per auto, moto e altri beni di largo consumo, succederà anche in questo caso.

Cosa si può fare per evitare che questo settore che è ridivenuto trainante non ricada nuovamente in difficoltà? In primo luogo, mi sembra che, come sollecitato da più parti, vi sia la necessità di un intervento rapido di rimodulazione e razionalizzazione dei benefici fiscali sulla ristrutturazione degli immobili e questo anche nella direzione della nuova Direttiva UE sulle prestazioni energetiche degli edifici (c.d. case green). Devono essere previsti incentivi fiscali duraturi nel tempo, adeguati a promuovere gli investimenti di ristrutturazione e che possano essere vantaggiosi per tutte le classi di reddito; in questa ottica, cessione del credito e sconto in fattura possono svolgere un ruolo fondamentale affinché i benefici siano effettivi anche per i redditi bassi. Ma altrettanto importante per il settore dell’edilizia è una programmazione di medio lungo periodo delle opere pubbliche sia riguardo a nuove realizzazioni sia per la ristrutturazione e l’efficientamento anche energetico di un patrimonio immobiliare degli enti centrali e locali che è in continuo degrado. Gli investimenti pubblici sono stati, anche nel recente passato – si pensi alla enorme manovra provinciale anticongiunturale tra il 2008 e il 2011 – il migliore strumento per sostenere il ciclo economico, decisamente più efficaci degli incentivi pubblici.

In ogni caso, per restare alla metafora sportiva del sottotitolo di questo editoriale, si spera che l’ente pubblico continui a sostenere chi ogni anno affronta – anche a vantaggio del territorio – una competizione economica che si prospetta sempre più difficile.

 

Il presidente Marco Segatta

DATA DI PUBBLICAZIONE

15.06.2023

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REFERENTE

Marco Segatta
Presidente Provinciale; delegato per la Scuola