L’ultimo numero della rivista l’Artigianato

Era ora. Finalmente lo scorso 26 ottobre, dopo anni di gestazione in commissione statuto e consultazioni nei territori, l’assemblea straordinaria dell’Associazione Artigiani ha approvato le nuove norme che ne regolano il funzionamento. Un nuovo statuto quindi, in parte rivisitato ed in parte riscritto. Così, ad esempio, nella rappresentanza. Con il rivedere i numeri, poiché sono inutili cinquecento delegati di territorio quando alle assemblee non elettive – nei casi di successo ed a seguito di telefonate, richiami, suppliche – ne intervengono forse un centinaio, rendendo difficile raggiungere il numero legale. Con l’attribuire la vicepresidenza della Giunta esecutiva al rappresentante non più del territorio ma delle categorie. Con il permettere la partecipazione del vicepresidente territoriale alla Giunta esecutiva laddove il presidente territoriale sia impossibilitato. Con la decadenza dalla carica occupata, per assenze non solo ingiustificate. Con l’attivazione del meccanismo della sfiducia al presidente della categoria e del territorio ma anche al presidente provinciale. Con la non-concessione della delega per il voto nelle assemblee. Così, ad esempio, nell’attribuzione delle competenze agli organi statutari. Con il trasferire alcune prerogative dal Consiglio Direttivo Provinciale, di norma convocato tre volte all’anno, alla Giunta esecutiva che si riunisce almeno una volta al mese. Così, ad esempio, nell’aprire anche al mondo non artigiano. Offrendo l’opportunità di essere rappresentate a categorie simili o vicine alla nostra, quali i lavoratori autonomi ed i professionisti. Insomma, come può percepire anche il lettore meno attento, molte ed importanti novità. Se è vero, come è vero, che lo statuto ha visto integrati o modificati quaranta articoli su quarantasette. Con il dichiarato obiettivo di rendere più leggero, più veloce, più adeguato e sempre meno pesante, meno lento, meno burocratico il funzionamento della macchina associativa. Ebbene il 26 ottobre, tutto ciò è passato in secondo piano davanti all’unico, autentico, centrale interrogativo della serata: il presidente provinciale – ovvero chi scrive, lui che sta completando il secondo mandato consecutivo possibile – avrebbe tentato il colpo di mano rivolgendosi all’assemblea e chiedendo – prima – di eliminare il limite dei due mandati consecutivi e – dopo – di votare il nuovo statuto così modificato? Interrogativo perfino angosciante, più per i molti aspiranti alla successione (ancorché non dichiarati) che per gli associati, abituati a riconoscere in chi scrive tanto il rappresentante delle loro istanze quanto il solido tutore del mondo artigiano. Complici, senza dubbio, anche alcuni interventi di colleghi artigiani che proponevano all’assemblea la cancellazione del limite dei due mandati. Argomento chiuso dallo scrivente, con pietra tombale, nei modi e toni che mi appartengono. Ringraziando gli amici per l’apprezzamento e la stima nei miei confronti ma dissuadendoli dal chiedere per me un altro mandato da presidente. Stigmatizzando con le parole “Biancaneve se ne va, rimangono i nani” qualche sgradevole manovra di non-amici e qualche scorrettezza di falsi-amici che, in nome del formale rispetto delle regole, al contrario ed in buona sostanza perseguono solamente il loro interesse personale. Non mi importa se le parole pronunciate mi rendono simpatico o antipatico, preferisco essere sempre e comunque diretto, chiaro, sincero, coerente, onesto. Tutte caratteristiche, credo, diventate ormai merce rara. E mi scuso con il lettore se riprendo qui alcune affermazioni di quella sera. “Non ho mai chiesto alcuna deroga allo statuto, malgrado le sciocchezze sentite nei mesi scorsi in tema di mandati, e soprattutto non ho mai lavorato con gli amici nel retrobottega dell’Associazione – come invece altri usano abitualmente – per perseguire nell’ombra il contrario di quanto dichiarato pubblicamente. In ogni intervento, discorso, presa di posizione ho sempre ribadito che avrei rispettato comunque il vecchio statuto, anche nel caso di un’eventuale modifica, poiché le regole non si cambiano durante il gioco. Perlomeno io non l’ho mai fatto. Malgrado sia tuttora convinto che il numero dei mandati va rivisto e una volta per tutte liberato. Poiché c’è già il sistema per mettere la parola ‘fine’ ad una esperienza da presidente, sia stata questa adeguata o inadeguata. Il voto. Perché io non voto i miei rappresentanti o per abitudine o per amicizia o per interesse ma in funzione della loro capacità e del loro valore umano. E se non ci sono capacità e valore umano, semplicemente non li voto e basta. Chiunque essi siano.” Chiudo con l’augurio che, nella lunga fiaba dell’Associazione, a prendere il posto di Biancaneve sia sempre un’altra Biancaneve. Non sarebbe né giusto né opportuno fosse un nano. Se non altro per evitare la confusione dei ruoli.

DATA DI PUBBLICAZIONE

29.11.2016

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