La fata madrina

Nadia Delugan| Artetessile Casa

La felicità è stringere fra le mani un tessuto

Le si illuminano gli occhi, quando racconta la sua storia imprenditoriale. E ne ha tutte le ragioni, perché nella sua vita professionale, ogni scelta è stata fortissimamente voluta e cercata.

In una famiglia di artigiani alla quarta generazione, è stata la prima donna ad ereditare l’attività e davanti a strade in discesa ha sempre scelto quelle alternative e meno agevoli. Lo ha fatto con la consapevolezza che solo le difficoltà fanno crescere e che se il progetto è ambizioso, è necessario avere spalle larghe e tanto allenamento.

Nella sua bottega è da sola, ma non si sente sola, perché attorno a sé ha tutto ciò che desidera: clienti fedeli, una famiglia che la supporta e i suoi amati rotoli di tessuto.

 

Cambiare per scelta

…e per volontà

Quando Nadia Delugan inizia a parlare, finisce sempre per stupirti. Perché la guardi e ci impieghi un po’ prima di realizzare che tutta la sua delicatezza, nasconde in realtà un’incredibile determinazione. Il suo è uno di quei rasi casi in cui il passaggio generazionale non avviene in modo forzato, ma è frutto di una scelta ponderata e fortissimamente voluta. Da lei, ovviamente.

La sua è una passione nata da bambina e coltivata con pazienza e tanto amore. Allontanandosene, talvolta, ma solo per poter prendere la rincorsa necessaria a spiccare il volo.

Ci attende nella sua bottega artigiana, nel cuore di Pergine Valsugana, impaziente di raccontarci come ha guidato la sua vita verso la massima soddisfazione.

D: Nadia, la tua è un’azienda ricca di storia…. 

R. Sicuramente. E io la definirei anche resiliente. Da quando mio bisnonno Luigi la fondò, agli inizi del ‘900 a Cavalese e fino ad oggi, chiunque l’abbia presa in mano ha sempre innovato. Il bisnonno era sellaio e ogni tanto faceva anche dei lavori di tappezzeria. Mio nonno portò poi l’impresa a Pergine Valsugana perché il mercato era più accogliente verso i suoi prodotti. Quando subentrò mio padre, seguito poi dai miei fratelli, molto più grandi di me, per ovvie ragioni il focus dell’attività si spostò pressoché esclusivamente sulla parte di tappezzeria, con una piccola apertura sul mondo dei tendaggi.

D: … e poi sei arrivata tu.

R: Esatto. I miei fratelli hanno 15 anni più di me e ormai sono prossimi al pensionamento. Loro si occupano ancora della tappezzeria, ma io mi occupo principalmente di tendaggi. I tessuti sono la mia passione da quando sono una bambina. Ricordo ancora l’emozione che mi dava toccare i campionari, giocare con i ritagli…. Io ho sempre desiderato occuparmi di questo, dell’azienda di famiglia. A breve i miei fratelli andranno in pensione e io subentrerò: probabilmente riuscirò anche ad ereditare il titolo di Bottega Storica.

D: Eppure non lo fai da sempre e hai lavorato anche altrove prima di prendere in mano il tutto, giusto? 

R: Sì, è così. Ho studiato amministrazione aziendale e ho anche lavorato in quel settore come dipendente. E’ un percorso che ho fatto per scelta, per poter imparare. Ritengo sia un passaggio fondamentale per un imprenditore: per me lo è stata sicuramente ed ho imparato molto in quegli anni.

D: E poi? Quando hai deciso di diventare imprenditrice?

R: Ero già adulta e madre di due figli, ma sentivo forte dentro di me il richiamo verso l’indipendenza. Mio marito aveva una buona posizione e volendo, avrei potuto fare la casalinga e dedicarmi alla famiglia. Ne ho parlato anche con lui, ma più ci ragionavo, più capivo che non faceva per me stare a casa tutto il giorno. Quando ho deciso che volevo continuare con l’attività di famiglia, lui mi ha appoggiato con entusiasmo ed è stato il primo ad aiutarmi a cercare i locali adatti: non l’ho mai ringraziato abbastanza per il supporto che mi ha dato. É stato fondamentale e auguro a qualunque imprenditrice di avere accanto a sé una famiglia che la incoraggi come ha fatto la mia con me.

D: Chi sono i tuoi clienti?

R: Principalmente donne. Proprio nei giorni scorsi stavo riflettendo sul fatto che alcune clienti le ho viste crescere. Me le ricordo bambine, la mamma sceglieva i tendaggi per la cameretta, poi dopo qualche anno tornava senza di loro, ormai adolescenti, per mettere delle tende più sobrie. Si presentavano poi poi per scegliere i tendaggi dalla nuova casa quando andavano a vivere da sole o con la loro metà e le rivedo oggi in con il pancione, pronte a scegliere a loro volta i complementi per la stanzetta dei nascituri.

D: Le accompagni  lungo il loro percorso di crescita, un po’ come una fata madrina….  

R: Già. E mi riempie il cuore di gioia avere questo privilegio.  Questo è un aspetto che inesorabilmente va a perdersi quando si vende sul web.

D: Lo fai anche tu?

R:  Sì, credo che al giorno d’oggi sia irrinunciabile. Non riuscirò a vedere in faccia chi c’è dall’altra parte dello schermo, ma comunque riesco a fornire un servizio personalizzato. Prendiamo ad esempio le tende: le vendo di qualunque misura, alla fine è un po’ come offrire un prodotto personalizzato, solo che lo si fa a distanza.

D: Insomma, innovare si può anche in settore tradizionale come il tuo

R:  Innovare si può e si deve sempre. Lo dico anche per i più giovani: magari credono che i settori legati alle attività manuali non offrano grandi possibilità di sviluppo, ma non è così, anzi: di lavoro ce n’è e tanto! E si può sempre inventare e reinventarsi. I lavori creativi danno anche moltissime soddisfazioni.

D: Certo che fra negozio, tendaggi e e-commerce avrai sempre molto da fare. Sei sola o hai aiuti esterni? 

R: In negozio sono sola, ma non mi sento sola…. questo è il mio mondo, quello che sognavo fin da bambina. Io qua dentro, in mezzo ai miei rotoli di tessuto, sono davvero felice. E dove non arrivo da sola, c’è la mia famiglia. Per le tende io progetto e realizzo, ma poi sul montaggio ho un aiuto, ovviamente. Lo stesso per la tappezzeria: nella parte realizzativa, finché sono operativi, ci sono i miei fratelli, poi quando si ritireranno in pensione, mi appoggerò all’esterno, ma sempre conservando io la regia dei progetti.

D: I lavori di tappezzeria sono tipicamente maschili. Ti capita di essere sottovalutata quando i clienti si rivolgono a te?

R: Raramente: la maggior parte dei nostri clienti conosce la mia famiglia, la tradizione che abbiamo alle spalle e il nostro nome è una garanzia. Nei rari casi in cui mi sono trovata davanti qualcuno che mi trattava con arroganza, ho fatto parlare la professionalità e l’esperienza e alla fine ho vinto ogni remora, dimostrando che so di cosa parlo.

D: Ti senti pronta a raccogliere definitivamente il testimone e a portare avanti completamente da sola l’azienda di famiglia? 

R: Sì, perché non sono sola. Far parte dell’Associazione Artigiani è stato ed è di grande aiuto anche in questo passaggio. So che ho qualcuno con cui confrontarmi, a cui chiedere consigli. Anche se, per deformazione mia, non sono una che delega completamente… tendenzialmente mi piace sapere di cosa parlo, quindi approfondisco, mi informo… anche su tematiche burocratiche. Dove posso, mi arrangio: quantomeno voglio capire di cosa sto parlando. Perché l’azienda è mia e voglio essere io a decidere cosa è meglio.

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