Rivalutazione dei beni d’impresa

Il maggior valore dei beni si trasforma, in futuro, in maggiori ammortamenti deducibili o minori plusvalenze in caso di vendita. Il caso tipico è quello di una società che ha riscattato un immobile strumentale, tipicamente un capannone, dalla società di leasing. Il valore di riscatto è molto ridotto seppur il bene abbia un valore consistente. In questi casi può rivelarsi utile aggiornare il valore del bene per portarlo al valore di mercato in modo tale da avere maggiori ammortamenti (a partire dal 2018) o minori plusvalenze (a partire dalle vendite fatte dall’1.1.2019). La norma riguarda tutti gli imprenditori: individuali, familiari, società, consorzi. Il bene da rivalutare deve essere presente al 31.12.2014 e al 31.12.2015; la rivalutazione deve riguardare tutti i beni omogenei e quindi, ad esempio, tutte le aree edificabili, o tutti gli immobili strumentali per natura o tutti gli immobili non strumentali. Il costo della rivalutazione è del 16% per i beni ammortizzabili e del 12% per quelli non ammortizzabili (es. terreni) e va confrontato con il futuro risparmio di imposte e contributi (che tipicamente superano abbondantemente tale cifra). Per le imprese in contabilità semplificata il pagamento del 16% o 12% assolve tutti gli obblighi. Gli imprenditori in contabilità ordinaria possono valutare anche il pagamento di un 10% sulla riserva da rivalutazione; questo offre consistenti vantaggi nel momento in cui si decida di distribuire la riserva che si crea con la rivalutazione.

DATA DI PUBBLICAZIONE

26.01.2016

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