Venti di Triennale ed intrecci di legno

La settimana scorsa, puntuale come sanno essere puntuali solo le disgrazie, il nostro dirigente Franco Grasselli si è seduto di fronte a me per invitarmi o, meglio, costringermi– pure se con i toni ed i modi gentili che lo contraddistinguono – a buttare giù qualche riga di presentazione per la Triennale del Legno.Una manifestazione del settore – in ambito sia nazionale che internazionale, giunta ormai alla terza edizione – organizzata dall’Associazione Artigiani a Trento nel prossimo mese di ottobre. E che oggi vuole essere tanto una vetrina per un centinaio di imprese associate quanto un impulso, uno stimolo, una spinta verso una sempre rinnovata visione di quel mondo del legno che, nel territorio provinciale, conta circa milletrecento imprese e quasi cinquemila occupati. Volendo onorare, adesso, l’impegno preso sulla presentazione – seduto al computer, in attesa di uno straccio di idea – sto ripensando a quanto scritto, sul tema, tre anni fa. Per non ripetermi. Per andare oltre i soliti saluti. Per mettere in disparte i tradizionali, scontati, banali ringraziamenti. Per essere un po’ come il legno che è sempre vivo, che è in continuo cambiamento, che non muore mai e che, se proprio si distrugge, è solo per rinascere sotto un’altra forma. E, d’improvviso, mi sembra siano trascorse solamente poche ore da quell’ultima edizione della Triennale in cui il paese ospite era il Giappone – con le sue tradizioni molto antiche, molto lontane, molto diverse dalle nostre – ed il tema da svolgere era “la culla”. La culla. Che, appena nato, è stata il mio primo, incosciente contatto con il legno. E, mentre lascio correre i ricordi, solo adesso mi rendo conto di quanto la materia “legno” sia una presenza costante nella mia vita. Nel ricordare casa mia, povera ma dignitosa, situata nella vecchia Arco. Con i pavimenti in legno puliti da mia madre a secchiate di acqua calda ed a colpi di bruschino. Con i fogli dei vecchi giornali stesi a formare un corridoio fino a quando il pavimento non si fosse asciugato. Nel ricordare il banco in legno delle elementari – sempre tozzo, pesante, pitturato in nero – pieno di nomi, di storie, di disegni tracciati da intere classi che, già molto prima di me, avevano lavorato di impegno e, soprattutto, di temperino. Nel ricordare i banchi in legno della chiesa parrocchiale – sempre scomodi, stretti, cupi – dove ci si inginocchiava insofferenti contando i minuti che mancavano al termine della funzione religiosa. Nel tornare poi con un altro spirito, lungo il corso degli anni, in quegli stessi banchi – che adesso vedo segnati dalle targhette con il nome del benefattore di turno fortemente “invitato” a sottoscriverne l’acquisto – in occasione di una ricorrenza, di un battesimo, di un matrimonio, di un funerale, di una festività comandata. Nel ricordare il legno scuro ed insicuro delle pareti e dei ballatoi nelle vecchie case in centro al paese e quello chiaro e gioioso dei tetti e dei balconi nelle nuove case in periferia. Per arrivare infine, da presidente dell’Associazione Artigiani, nei piazzali delle nostre segherie e nei laboratori delle nostre falegnamerie dove il profumo intenso del cirmolo sovrasta quello del ciliegio, dove si confrontano la forza del noce e quella del frassino, dove il raffinato abete rosso è utilizzato per creare fantastici e sofisticati strumenti musicali mentre l’abete comune continua a produrre semplici ma insostituibili pedane per il trasportodelle merci. Mi fermo qui, guardandomi bene dal riservare un solo pensiero al legno che mi sarà compagno – mi auguro il più tardi possibile, a Dio piacendo! – in quell’ultimo viaggio che farà il mio cuore, non certo la mia anima. E mi preparo a vivere una Triennale che vede, quale paese ospite, la Svezia e, quale tema da svolgere, l’intreccio: motivo ornamentale basato sulla ripetizione di curve più o meno complesse, incrociate o aggrovigliate. Quell’intreccio che può essere metafora della nostra vita. In quel susseguirsi di momenti irripetibili dove si collegano tra loro – senza alcuna soluzione di continuità – le persone e gli eventi, le parole e le azioni, le ragioni e i sentimenti. Roberto De Laurentis

DATA DI PUBBLICAZIONE

14.09.2014

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