Assemblea Generale 2025: Appesi a un filo. Quando la sicurezza diventa stile di vita

di Genny Tartarotti

 

La vita è appesa a un filo…Con questa frase proiettata sui maxischermi del Palarotari di Mezzocorona ha preso il via, venerdì 16 maggio, l’Assemblea Generale 2025 dell’Associazione Artigiani Confartigianato Trentino. Più di 700 le persone presenti. Artigiani, politici, insegnanti, addetti ai lavori. Tutti lì per affrontare un tema impegnativo, quello della sicurezza sul lavoro.

Ad un certo punto sul lato sinistro succede qualcosa di inaspettato. Una funambola, Elisa Taddei, inizia a percorrere una fune sospesa sopra la platea. Tutti gli occhi sono puntati su di lei. Sul suo corpo agile, flessibile. Il filo però non è abbastanza teso, l’equilibrio è precario. Poi all’improvviso succede qualcosa. Lo squillo di un cellulare rompe il silenzio. Una distrazione. Elisa perde l’equilibrio. Cerca di recuperarlo, ma invano. Cade. Il pubblico trattiene il fiato. Ma l’imbragatura la sostiene. Rimane appesa a un filo. È salva. La voce del presidente dell’Associazione Artigiani Confartigianato Trentino, Andrea De Zordo si sovrappone al brusio del pubblico:

L’ho sempre detto che il cellulare non va usato mentre si lavora.

Una scena simbolica, ma efficace. Perchè spesso nella vita reale quando si cade l’ imbragatura non c’è.  E allora sì, la vita è appesa a un filo. Letteralmente.

Cambiare prospettiva per cambiare il futuro

Un inizio dal forte impatto emotivo per un evento che si configura come una tappa di un percorso più ampio, finalizzato a promuovere un cambiamento culturale profondo.  Con la conduzione di Francesca Merz, giornalista di TV33, il tema della sicurezza sul lavoro è stato declinato in tanti modi diversi: attraverso immagini simboliche, momenti di confronto, ironia intelligente. Non un elenco di insegnamenti, ma un invito a cambiare prospettiva. Perché la sicurezza non è un insieme di regole da rispettare, ma un vero e proprio stile di vita.

Non si tratta di burocrazia o di obblighi da temere. La sicurezza è mentalità, strategia, valore d’impresa.

In un momento difficile come quello attuale – ha evidenziato Luca Rigotti, presidente Cantine Mezzocorona –  trovarsi a condividere progetti futuri è molto importante.

Perché la cultura della sicurezza sul lavoro non risulti soltanto pura retorica, servono formazione, sensibilizzazione, sostegno alle imprese, azioni condivise, investimenti.

 

Fugatti: Investimenti strategici e partecipazione diffusa per uno sviluppo sostenibile

E sull’importanza degli investimenti è intervenuto Maurizio Fugatti, presidente PAT, sottolineando i numeri raggiunti dalla provincia.

 

 

A meno di un anno dall’accesso ai fondi del Pnrr per 120 milioni di euro, il Trentino registra risultati significativi. Su 28 interventi, 24 sono aggiudicati, 14 avviati e 4 banditi da Apac, l’Agenzia provinciale per gli Appalti e i Contratti, che nel 2024 ha toccato il record di 310 milioni di euro in appalti, contro i 280 milioni del 2023 e una media pregressa che si attestava tra i 150 e i 170 milioni. La Giunta provinciale crede nella capacità di fare investimenti e nella capacità di sviluppo del Trentino. Anche gli artigiani, insieme alle altre categorie economiche, hanno partecipato a queste progettualità. I lavori pubblici fanno crescere il territorio. Se il Trentino è stato l’unico territorio che, ad oggi, ha fatto il rinnovo del contratto del pubblico impiego 2025-2027 è perché negli ultimi anni c’è stata una forte capacità di investimento che ha creato maggiori entrate nel bilancio provinciale. La ricchezza la creano anche gli artigiani. Nel rendiconto attuale ci sono 320 milioni di maggiori entrate sul 2024. Il Trentino è cresciuto di più e ha creato maggiori entrate. Ora queste risorse saranno reinvestite.

 

Failoni: fare sistema per crescere

Quanto l’artigianato rappresenti una leva strategica per lo sviluppo del territorio è stato rimarcato anche da Roberto Failoni, assessore all’artigianato, commercio, turismo, foreste, caccia e pesca, che si è soffermato sulla centralità del dialogo costruito con il settore, evidenziando l’importanza della formazione, della collaborazione interistituzionale e delle prospettive future.

 Si è consolidato un rapporto di grande rispetto e consapevolezza verso il mondo dell’artigianato. In quest’ultimo anno sono stati compiuti molti passi avanti. La Commissione provinciale dell’artigianato, rimessa in campo solo pochi mesi fa, ha già avviato un confronto con artigiani, scuole e mondo del lavoro, da cui sono emerse proposte concrete sul tema della formazione e del rapporto tra scuola e artigianato. Ora dobbiamo metterle a terra. Gli artigiani, pur avendo spesso poco tempo – il 70% delle società è costituito da una sola persona – rappresentano uno dei pilastri dell’economia trentina. Oggi però il sistema fatica a trovare aziende disponibili e personale qualificato. In questo contesto si inserisce anche il Bando Olimpiadi, in scadenza il 30 maggio, che vedrà la partecipazione diretta di numerose imprese artigiane. Un’iniziativa destinata ad avere non solo effetti immediati, ma anche una straordinaria ricaduta indiretta sul tessuto economico locale. È la dimostrazione concreta di come il sistema trentino sia un sistema unico, che deve sapersi autoalimentare. Credo che in questi anni sia cresciuta in tutti – politica, imprese, sindacati – la consapevolezza dell’importanza di fare sistema. Voi fate parte di quel mondo del fare che ha diritto di avere delle risposte. Anche dei no. Ma la politica ha il compito fondamentale di dare delle risposte in tempi certi e possibilmente brevi.

 

 

 

 

Spinelli: “La sicurezza è una responsabilità individuale”

 

Dopo gli investimenti e la necessità di fare sistema, Achille Spinelli, assessore allo sviluppo economico, lavoro, università, ricerca, ha posto l’accento sull’educazione alla cultura della prevenzione, sul ruolo delle imprese artigiane e sulla responsabilità individuale nei contesti lavorativi.

 

 

Quello di oggi è un tema particolarmente difficile. Parlare di sicurezza è però qualcosa che tutti noi dobbiamo affrontare. Voglio ringraziare gli artigiani che portano il loro contributo per promuovere la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro. Vogliamo tutti uscire sicuri e ritornare sicuri. Abbiamo fatto tante cose, ma abbiamo tanta strada da fare. Ora è il momento dell’analisi degli infortuni. Spesso accadono agli imprenditori, ai titolari, ai soci d’impresa. Evidentemente c’è un approccio sbagliato al lavoro. Siamo abituati ad intrecciare molte cose e spesso siamo disattenti. Bisogna ritornare alla concentrazione. La sicurezza è una responsabilità individuale. Con altre regioni abbiamo sviluppato un accordo per promuovere la formazione e verificare che sia stata recepita e sia stata fatta propria. In materia di sicurezza Il progetto “Buon Lavoro” rappresenta un passo concreto: mette a disposizione 500mila euro in premi per scuole e imprese, promuovendo una cultura della sicurezza, in particolare tra i più giovani. Un vero e proprio marchio per il lavoro sicuro. Abbiamo lavorato sulla patente a punti. L’approccio è stato molto curato. L’attenzione è stata quella e lo sarà anche in futuro di evitare penalizzazioni pesanti con attenzione per la qualità del lavoro e la sua sicurezza.

 

Ciò che serve, dunque, è una strategia condivisa che coinvolga l’intera società – istituzioni, imprese, lavoratori, mondo della scuola. Non basta conoscere le regole, è necessario interiorizzarle.

Fare sicurezza – ha sempre sostenuto De Zordo –  vuol dire andare oltre le regole, oltre gli obblighi: significa costruire consapevolezza.

E la consapevolezza non nasce per caso: si coltiva nel tempo, attraverso azioni concrete e costanti.

 

Dalla memoria al futuro: testimonianze e progetti per una nuova cultura della sicurezza

Un video con due testimonianze toccanti ha aperto il momento più intenso dell’incontro. Sara Osti ha raccontato la perdita del padre, morto folgorato durante un intervento di manutenzione in un hotel.

Ero la figlia maggiore, avevo 27 anni. I miei fratelli avevano rispettivamente 23, 16 e 6 anni. Per noi è stata una perdita enorme, ma abbiamo scelto di portare avanti ciò che lui aveva costruito. Questo ci ha dato la forza di andare avanti.

A seguire, la voce di Roberto Vicenzi ha riportato la memoria al 15 aprile 1984, quando, a soli 14 mesi, perse il padre – elettricista per l’Enel – anch’egli folgorato. Oggi Roberto ha scelto lo stesso mestiere.

Ho imparato a metterci attenzione, ha sottolineato.

 

 

Due storie personali diverse, ma accomunate dalla stessa ferita, che hanno introdotto la riflessione di Andrea De Zordo. Nel suo intervento dal titolo: “Sicurezza sul lavoro: un percorso tra passato, presente e futuro. Un viaggio attraverso i traguardi raggiunti, le sfide attuali e le prospettive per il domani”, il presidente ha sottolineato l’urgenza di una riflessione concreta sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Non può esserci sviluppo senza sicurezza – ha sottolineato – . Non deve essere solo un tema dialettico, ma una responsabilità quotidiana. Il 70% delle aziende artigiane è formato da una sola persona: tutelare il lavoro significa spesso tutelare sé stessi. Da anni, come Associazione cerchiamo di trovare un modo per uscire dall’eccessiva burocrazia, vista come un sistema che monetizza errori e disattenzioni. Nonostante l’impegno per ridurre il numero di infortuni sul lavoro, negli ultimi 10-15 anni c’è stato un appiattimento della curva. Non si riesce a fermare questo numero abominevole di incidenti. La sicurezza non è un caschetto, un corso o una sanzione. È uno stile di vita. Dobbiamo passare dal ‘devo proteggermi’ al ‘voglio proteggermi’.

Al centro del discorso, anche il tema della distrazione, spesso causata dall’utilizzo inadeguato degli strumenti tecnologici:

Il rapporto con gli strumenti digitali è inevitabile, ma serve attenzione. Troppi infortuni nascono da un attimo di disattenzione. Lo vediamo anche nei dati che riportano incidenti nella fascia d’età 0-14 anni. È evidente che questi infortuni avvengono nella scuola, che non è un ambiente ostile. Ma perché succedono? Perché spesso siamo distratti e sottovalutiamo il pericolo. Se a questo ci aggiungiamo il fatto che altri ambiti come quello estrattivo o edile, sono per natura più pericolosi, non possiamo stupirci di quanto succede. Ma non possiamo accettarlo. Dobbiamo intervenire per evitarlo. Dobbiamo sfruttare la tecnologia, utilizzandola in modo consapevole a nostro vantaggio. Il nostro compito è costruire una cultura vera della sicurezza. Per noi e per chi verrà dopo di noi.

Sicurezza come stile di vita: iniziative e futuro

Un principio, quello della promozione della sicurezza sul lavoro, che, come ricordato da De Zordo, guida da anni l’impegno degli Artigiani. Lo dimostra il lavoro svolto da diverse realtà che operano all’interno dell’Associazione. Sapi, ad esempio, che opera nell’ambito dei servizi ambientali, medicina del lavoro, sicurezza, formazione e qualità, e che in dieci anni ha erogato 480mila ore di formazione per promuovere un cambiamento culturale concreto verso una maggiore consapevolezza e responsabilità.

O come Mutua Artieri che, grazie a un fondo di solidarietà da 461.800 euro, ha fornito supporto diretto agli artigiani in difficoltà nell’ultimo decennio. E a completare il quadro c’è l’Ente Bilaterale costruito insieme alle organizzazioni sindacali, che ha investito 660mila ore di formazione nello stesso arco di tempo, con l’obiettivo di salvaguardare la salute e favorire una vera svolta mentale nel mondo del lavoro.

Quello messo in campo dall’Associazione in relazione alla sicurezza sul lavoro è un progetto con una visione di lungo periodo. Sicurezza come stile di vita è il nome scelto per un piano d’azione ampio, strutturato e pluriennale, che mira a trasformare in profondità i comportamenti quotidiani degli artigiani – e, perché no, di tutta la comunità, bambini compresi. Ed è in questo contesto che si inserisce #Thiksafe, iniziativa realizzata grazie alla collaborazione con il Rotary Club della Vallagarina, per sensibilizzare i più giovani. Ma non solo. In campo ci sono anche libri rivolti a bambini e ragazzi, un vademecum pratico su cosa fare in caso di infortunio e la creazione di un Campo Prova Sicurezza, un’area attrezzata che permetterà agli artigiani e non di simulare situazioni reali e imparare a gestirle in modo corretto.

Abbiamo acquistato un immobile su un terreno già individuato – ha spiegato De Zordo – sarà un simbolo tangibile di ciò che vogliamo lasciare.

Tra le idee future anche un grande evento primaverile, destinato a diventare un appuntamento annuale, che coinvolgerà lavoratori, imprese e persino bambini, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione a tutti i livelli. In previsione anche una possibile ‘Olimpiade della Sicurezza’, una competizione per premiare i lavoratori più virtuosi.

#Think safe: i giovani protagonisti della sicurezza

In linea con il forte impegno dell’Associazione nella diffusione della sicurezza sul lavoro, l’evento ha dato ampio spazio al valore formativo di #ThinkSafe, il concorso di idee, realizzato grazie all’impegno del Rotary Club Rovereto Vallagarina e del Rotaract Rovereto-Riva del Garda, per promuovere una cultura della sicurezza fin dai banchi di scuola. Sei i progetti finalisti, realizzati da altrettanti istituti:

  •  Il ragazzo della sicurezza – ENAIP Arco 
  • Con la testa nel bosco – ISTITUTO DI ISTRUZIONE LA ROSA BIANCA (Cavalese e Predazzo)
  •  Su co’ le rece – ISTITUTO TECNICO ECONOMICO E TECNOLOGICO FONTANA (Rovereto) 
  •  Play Safe –  ITT BUONARROTI (Trento)
  • Game over a scuola – ITT MARCONI (Rovereto) 
  • Be Safe – POLO VERONESI (Rovereto) 

Per tutti loro un riconoscimento, consegnato ai rispettivi rappresentanti, che è molto più di una vittoria simbolica: è l’avvio di un cammino verso una cultura diffusa della sicurezza fondato su impegno e consapevolezza.

A trionfare è stato il progetto dell’Istituto Buonarroti, premiato per l’originalità dell’idea e per l’impatto comunicativo. Il lavoro, dal titolo: “Play Safe”, come spiegato da Nicola Berardi, direttore dell’Associazione Artigiani Confartigianato Trentino, che ha consegnato il premio,  affronta il tema della sicurezza attraverso il linguaggio del videogioco, riuscendo a coniugare gioco, formazione, azione e riflessione. Un approccio coinvolgente che mette chi gioca al centro dell’esperienza, rendendolo protagonista attivo. Un’idea ancora in fase embrionale, ma già solida nelle sue potenzialità.

Il premio assegnato riflette il valore della sicurezza come stile di vita e della prevenzione come cura di sé. Proprio per questo, ai vincitori è stata regalata un’esperienza outdoor in Val di Sole, presso il centro Wild, che propone due giorni di attività sicure e divertenti nella natura, con pernottamento incluso: un’occasione concreta per unire benessere, formazione e responsabilità.

L’Associazione ha sempre dimostrato una spiccata sensibilità sul tema della sicurezza – ha sottolineato Francesca Gerosa, vice presidente PAT –. Un grazie sentito va alle scuole, ai dirigenti, agli insegnanti e soprattutto agli studenti, che ogni giorno lavorano con  impegno e  creatività. Mi amareggia sentire adulti dire che i giovani non si impegnano: i nostri ragazzi dimostrano il contrario, mettendosi in gioco ogni giorno.

Associazione e sindacato a confronto: un’intervista doppia in diretta per esplorare punti di vista differenti su una sfida comune

 

Uno dei momenti più attesi è stato il dibattito tra Andrea De Zordo, presidente dell’Associazione Artigiani Confartigianato Trentino e Walter Largher, segretario generale della Uil: un’“intervista doppia”, condotta da Stefano Frigo, responsabile dell’Ufficio Stampa dell’Associazione Artigiani Confartigianato Trentino, a due figure rappresentative rispettivamente del mondo associativo e sindacale. Un format diretto e dinamico: stesse domande, risposte diverse. Due visioni a confronto su una sfida comune. 90 secondi a disposizione per ogni risposta. L’obiettivo? Dare spazio a prospettive differenti, ma complementari, per affrontare con contezza e sinergia le sfide del presente. Il confronto, pur mettendo in luce opinioni divergenti su alcuni aspetti, si è svolto con rispetto reciproco e una dose di ironia, in un clima quasi da “amore e odio”, capace di stemperare i contrasti e valorizzare i punti in comune.

Qual è la peculiarità – caratteristica che più la infastidisce degli imprenditori/dei sindacalisti?

Walter Largher: Faccio questo lavoro da più di 20 anni e le cose che non sopporto sono 2. L’imprenditore pensa che chi ha voglia di lavorare fa l’imprenditore e chi fa il dipendente timbra il cartellino e si gode la vita. La seconda è l’idea che in Italia e in Trentino chi tiene in piedi l’economia siano gli imprenditori anche se l’80% dell’Irpef è pagato dai dipendenti.

Andrea De Zordo: A me dà fastidio solo una cosa. Il pregiudizio che l’imprenditore fa di tutto per guardare solo il proprio interesse economico calpestando qualsiasi interesse.

Cosa invece si dovrebbe/potrebbe imparare da chi siede di fronte a lei?

Andrea De Zordo: Mi fa invidia la capacità di ammaliare le folle. Di crearsi un seguito.

Walter Largher: Ai sindacalisti non bisogna far gestire aziende. 15 anni fa quando sono diventato segretario della mia categoria ho dovuto fare selezione del personale. Stavo per essere commissariato. Anche nell’attività sindacale bisogna avere obiettivi, essere precisi nell’uso delle risorse, fare formazione e farlo in modo sano, alto come se si facesse impresa.

Sicurezza sul lavoro: perché le due parti in questione sono contrapposte?

Walter Largher: Le parti non sono più così distanti come un tempo. Apprezzo il coraggio di un’associazione che fa un’assemblea sulla sicurezza sul lavoro. Un tema noiosissimo. E soprattutto apprezzo molto anche il fatto che si sia parlato di qualità della vita.

Andrea De Zordo: Condivido. L’ho vissuto sulla mia pelle quando sono stato presidente dell’ente bilaterale e ho avuto modo di conoscere da vicino i sindacati e devo dire che sul fine ultimo c’è sempre stato accordo. A volte non siamo in accordo sugli strumenti.

Più controlli sì o la priorità è diversa?

Andrea De Zordo: Aumentare i controlli sarebbe una follia. Sono già troppo pesanti. Così come vengono fatti sono esclusivamente uno strumento per fare cassa. La patente a crediti ne è stata la dimostrazione. La soluzione non è introdurre dazi mascherati da controlli.

Walter Largher: Non so se più o meno controlli. Sicuramente non possiamo fare un percorso sanzionatorio. Però attenzione, se noi mettiamo in campo i rappresentanti della sicurezza territoriali, non per sanzionare le imprese, ma per aiutarle, è importante che anche da parte di queste ultime ci sia disponibilità.

Responsabilizzare i lavoratori significa sgravare i datori di lavoro?

Walter Largher: Anche noi abbiamo qualche difficoltà con i lavoratori che non sempre accettano i DPI. La sicurezza dovrebbe essere il collante di chi lavora insieme. Deve essere un tema condiviso mettendo sullo stesso piano dipendente e datore di lavoro.

Andrea De Zordo: Non vogliamo girare i nostri problemi sulle spalle degli altri. Tra l’altro, nella maggior parte dei casi, gli altri siamo noi. Vogliamo responsabilizzare tutti. Noi come datori di lavoro abbiamo l’obbligo di fare tutto quello che serve per garantire la sicurezza nostra e dei nostri collaboratori. E i nostri collaboratori devono fare altrettanto per lavorare con testa, coscienza e attenzione.

Faccia lei l’ultima domanda al suo interlocutore

Andrea De Zordo: Hai voglia di gestire un’azienda per due mesi? Per renderti conto che il datore di lavoro non è il bifolco che gira in Bentley sfruttando i dipendenti, ma è quel povero Cristo che fa 20 ore al giorno e che a fine mese deve fare a botte con le banche, con i clienti che non pagano fatture e magari con quei dipendenti che ci fanno impazzire perché 9 volte su 10, o perché ci spieghiamo male, o perché ci spieghiamo male, o perché ci spieghiamo male, non fanno quello che diciamo?

Walter Largher: Sarei l’unico tra i sindacalisti in grado di farlo. Accetto volentieri.

Infine domanda di Walter Largher: Avete 200 consiglieri in Trentino e solo il 10% è donna: quindi è vero che dall’anno prossimo si chiamerà Associazione Artigiane ed è vero che avete in procinto degli interventi per portare la parità di genere all’interno dell’Associazione Artigiani?

Andrea De Zordo: In pochi possono ipotizzare che io non sia un estremo sostenitore del gentil sesso. E prova ne è che la mia vice presidente vicaria presso gli Artigiani è Daniela Bertamini e in camera di Commercio Maria Cristina Giovanni. Le nostre artigiane sono le nostre ricchezze. Prova ne è anche il numero delle nostre dipendenti. Per questo per questa serata ho sposato l’idea di creare uno spazio per accogliere i bimbi mentre i genitori lavorano. Ci sarà sempre più attenzione nell’ottica non di immaginare uno strumento vincolante dal punto di vista matematico, ma quanto piuttosto il fatto che la rivoluzione sta già avendo atto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Ho sempre fatto così”: I Papu portano la sicurezza sul lavoro in scena, tra risate e pugni nello stomaco Ridere per non morire sul lavoro

Dopo gli interventi dei relatori, l’incontro si è concluso così com’era iniziato: affidando all’arte scenica il compito di arrivare là dove le parole non arrivano. Se nella prima rappresentazione a prevalere è stato un forte impatto emotivo in questo secondo sketch è stato invece l’umorismo. Ma cosa c’è da ridere quando si parla di sicurezza sul lavoro? A prima vista nulla! Anzi sembrerebbe dissonante. Ma I Papu, storico duo comico friulano formato da Andrea Appi e Ramiro Besa, hanno dimostrato esattamente il contrario con il loro spettacolo: “Ho sempre fatto così”.

 

 

 

Un titolo che già in sé racchiude una denuncia. Una frase che tutti abbiamo già sentito o pronunciato di fronte a una regola disattesa, a una prassi rischiosa, a un gesto che si da per scontato. Ma che troppe volte finisce per avere un costo altissimo. Quaranta minuti di teatro comico dove la risata si è mescolata alla riflessione e il divertimento ha aperto varchi alla consapevolezza. Una rappresentazione con cui I Papu sono riusciti a portare sul palco, con l’ironia di chi sa che ridere è una cosa seria, un tema spesso affrontato con toni cupi e didascalici. Ed è questa la forza dello spettacolo: rappresentare situazioni talmente paradossali e talmente verosimili allo stesso tempo da far ridere  (anche amaramente). Perché lo spettatore sa che dietro quegli sketch c’è un fondo di verità e che dietro ogni “Ho sempre fatto così” c’è il rischio che qualcuno da quel turno non faccia più ritorno. Quello de I Papu non è stato uno spettacolo sulla sicurezza, ma uno spettacolo sulla responsabilità. E funziona. Funziona perché non predica, non spiega. Ma racconta, mostra, fa ridere e poi… all’improvviso… fa pensare. “Ho sempre fatto così” è uno spettacolo necessario per ridere, per cambiare punto di vista, acquisire consapevolezza e magari iniziare a fare diversamente. Perché non dobbiamo dimenticare che quando la sicurezza diventa un’abitudine, condivisa e radicata nei gesti quotidiani, allora si trasforma in qualcosa di più profondo: uno stile di vita.

 

L'Assemblea raccontata da Trentino Tv

DATA DI PUBBLICAZIONE

17.05.2025

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