Imprese artigiane 2019-2025: la vera mappa di occupazione e salari

a cura dell’Area Studi

 

Nelle scorse settimane sugli organi di stampa locali è ripreso il confronto sui salari in Trentino. (Ne abbiamo parlato qui). Nel corso dell’assemblea unitaria di CGIL, CISL e Uil, Alessandra Proto, direttrice del Centro trentino OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha presentato un’analisi sul tema della produttività in Trentino proponendo un confronto con quello di dieci regioni europee con caratteristiche simili alla nostra provincia. Il confronto ha toccato anche la questione strettamente connessa dei salari che nel nostro territorio sarebbero, nella mediana, inferiori del 7% rispetto all’Italia.

Questo dato è stato per noi di stimolo per cercare di verificare cosa succede nelle imprese artigiane. L’Associazione artigiani ha a disposizione una quantità importante di dati per verificare l’andamento salariale in quanto fornisce alle aziende associate il servizio di elaborazione delle buste paga dei dipendenti; si tratta di oltre 7.000 cedolini al mese!

Perché quindi non verificare cosa è successo in concreto negli ultimi anni ai salari dei dipendenti di queste nostre piccole imprese?

L’occupazione nelle imprese artigiane

Siamo riusciti ad individuare un campione di 1.033 aziende con 6.221 dipendenti, rappresentative di tutti i settori dell’artigianato che hanno utilizzato il servizio continuativamente dal 2019 al 2025. Si tratta di un numero molto significativo se lo rapportiamo all’universo delle imprese artigiane trentine con dipendenti che secondo il dato della Camera di Commercio sono poco meno di 4.700 con quasi 16.500 dipendenti.

Da questo campione abbiamo potuto estrarre un insieme di dati interessante che fornisce un quadro chiaro della struttura occupazionale, dell’andamento dell’occupazione e della dinamica salariale nei 7 anni. Il riferimento è al mese di giugno in modo da evitare la stagionalità di alcune attività.

Vediamo alcuni dati di sintesi lasciando alla lettura delle tabelle e dei grafici il dettaglio degli elementi. In primo luogo, va osservato che nelle imprese analizzate l’occupazione dal giugno 2019 al giugno 2025 è cresciuta di 585 unità pari al 10,38% con un aumento costante dal 2019 al 2024 e un rallentamento soltanto nell’ultimo anno.

La struttura occupazionale

L’analisi della dinamica salariale per lo stesso periodo delle medesime aziende ci evidenzia come la retribuzione complessiva media sia cresciuta del 21,35% e quindi in misura superiore all’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati che nello stesso periodo a Trento è cresciuto del 18,27%.

Abbiamo ritenuto necessario indagare anche sulla struttura occupazionale delle 1.033 aziende del campione. Il risultato sembra rispettare la percezione di un settore centrato sulla figura dell’imprenditore che si avvale di manodopera operativa: i dipendenti sono operai o impiegati con la pressoché totale assenza di figure dirigenziali.

Infine, abbiamo voluto verificare la presenza tra gli occupati di part-time e di lavoratori a tempo determinato. I primi sono 1.073 e rappresentano quindi il 17,25% della forza lavoro; i secondi sono 616, il 9,90%.

L’analisi ci è di conforto per esprimere alcune considerazioni anche riguardo i dati negativi presentati dai media sul livello salariale in Trentino.

Innanzitutto, per un confronto corretto tra i livelli di retribuzione di differenti territori dovrebbe essere tenuto conto della struttura occupazionale. Nelle imprese dell’artigianato come nella maggior parte delle micro e piccole imprese non sono presenti quadri o dirigenti in quanto queste funzioni, a remunerazione più elevata, sono svolte direttamente dai titolari o soci delle imprese. Nei territori come il nostro, in cui la quota di imprese di minore dimensione è elevata, il livello medio della retribuzione tende a spostarsi verso le classi stipendiali di impiegati e operai che, chiaramente, hanno un livello stipendiale inferiore. Questo non è né male né bene ma rappresenta una situazione oggettiva che è il frutto della struttura del mercato, della legislazione commerciale e fiscale dei territori.

 

Non si può pensare che le imprese debbano necessariamente essere più grandi per essere più efficienti, più produttive e quindi riconoscere un livello salariale superiore: pensiamo alle difficoltà concrete a mantenere medie realtà produttive nei nostri territori di montagna, mentre di grandi lì proprio non ce ne sono.

In secondo luogo, la stagionalità delle attività riduce il livello salariale annuale soprattutto in quei territori in cui il peso delle attività turistiche è importante. La provincia di Trento ha un tasso di attività nel turismo e nella coltivazione, lavorazione e commercializzazione della frutta tra i più elevati a livello italiano.

 

Il fattore qualità

Bene, ma più d’uno vorrà osservare: “questo è un bel compitino ma manca l’elemento essenziale che non viene spiegato; com’è che Bolzano che corrisponde in tutto e per tutto all’analisi trentina, vanta un livello salariale maggiore” ?

Certamente non possiamo sottrarci a tale confronto e le motivazioni, secondo noi, ricadono principalmente in ragioni storico-culturali e di scelte politiche conseguenti che hanno portato a privilegiare e perseguire costantemente la qualità: qualità nel lavoro, qualità nelle produzioni, qualità nella formazione, qualità nell’ambiente. La qualità costa ma viene anche remunerata. Per un Trentino migliore che porti anche livelli retributivi maggiori, noi siamo convinti che la strada sia quella della qualità e chiediamo ad ogni operatore istituzionale, pubblico e privato, di ricercarla costantemente perché, se ci appiattiamo sulla strada del miglior prezzo, non possiamo lamentarci di servizi inadeguati, strutture che degradano rapidamente, bassa innovazione, imprenditori, dirigenti e lavoratori poco motivati e, di conseguenza, remunerazioni basse.

DATA DI PUBBLICAZIONE

21.10.2025

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