Nei giorni scorsi la stampa locale ha dato spazio alla voce di quanti dall’interno dell’Associazione Artigiani, delegati o figure con un ruolo sindacale, hanno voluto contestare le ipotesi di modifica formulate sul nostro statuto. Ora – anche a prescindere dal perlomeno strano comportamento di delegati che si sono rivolti ai giornali senza avere portato prima dentro l’Associazione i dubbi, le perplessità, le opinioni contrarie (ma non mi stupirei affatto se fossero gli stessi che inneggiano alla sacralità dello statuto ed invocano il rispetto delle regole) – nell’ascoltare i commenti e le domande di molti associati ho avuto la netta sensazione che, dalla lettura dei giornali, non si è capito cosa stia accadendo. Peraltro come di regola avviene, quando chi parla sa e chi scrive non conosce. Da qui l’esigenza di provare a mettere le cose nella corretta sequenza – e nella giusta luce – con la semplicità, la chiarezza, la pulizia che mi appartengono. Ma andiamo con ordine.Fino a giugno 2015, la Commissione Statuto – guidata da Alberto Dalla Pellegrina ed autentica emanazione dei territori – aveva elaborato una serie di regole, in sostituzione delle attuali, con l’obiettivo di migliorare l’operatività tanto della struttura organizzativa quanto della macchina politica associativa. E la necessità di regole nuove era nata anche da alcune domande tipo.. che senso ha avere un’assemblea generale costituita da 530 delegati se solo poche decine sono quelli che si impegnano e lavorano? che senso ha mantenere un rappresentante in ogni piccolo comune se si ragiona in termini di sovra-comunalità? quale rappresentanza hanno le categorie se lo statuto attuale fa riferimento solo ai territori? perché non smagrire la procedura elettiva degli organi provinciali che dura quasi cinque mesi? ..ed altre ancora.A lavoro quasi ultimato, il 30 giugno 2015, la nostra Giunta provinciale si esprimeva sul numero dei mandati concessi ai presidenti (provinciale, territoriale, di categoria) indicandone il limite in due consecutivi. E qui desidero ricordare due cose. La prima. La Giunta provinciale manifesta solo una indicazione che rimane tale, in quanto le decisioni inerenti allo statuto sono competenza esclusiva del Consiglio Direttivo Provinciale, esattamente come recita lo statuto. La seconda. A fine della discussione metà dei componenti la nostra Giunta si era espressa per il limite di due mandati e l’altra metà aveva taciuto. Al contrario, chi scrive era uscito dalla sala – per non condizionare lo scambio di vedute sul tema – e, una volta rientrato, ha dichiarato di ritenere valido il limite dei due mandati. Come possono confermare sia i membri della Giunta sia la lettura del relativo verbale. Il 29 settembre 2015 la nostra Giunta provinciale ha incontrato la Commissione Statuto esprimendo le proprie indicazioni e raccomandazioni. La Commissione Statuto le ha raccolte, ha chiuso la propria attività – non prima di stabilire che, una volta approvata la bozza di statuto, avrebbe viaggiato nei territori per presentare ai delegati il nuovo testo – ed ha lasciato ai funzionari dell’Associazione il compito di verificare con il notaio la bontà e coerenza delle nuove regole. Verifica effettuata in più riprese e conclusa l’11 aprile 2016 con alcuni suggerimenti tecnici che i funzionari dell’Associazione hanno ritenuto opportuno sottoporre direttamente al Consiglio Direttivo Provinciale, convocato il 15 aprile 2016.Nel corso del quale – presentate, discusse, modificate, approvate le norme – alcuni membri del Consiglio hanno proposto l’estensione del numero dei mandati. Discussione lunga, passionale, tono robusto, votazione secca, risultato netto: via il numero di mandati. Fine del Consiglio Direttivo Provinciale. Con il mio “grazie di cuore!” a quanti – a conclusione del mio secondo ed ultimo mandato – mi hanno voluto gratificare di un riconoscimento personale piuttosto che determinare una modifica statutaria. Così come voglio sgomberare il campo da ogni illazione. La mia posizione è da sempre chiara e trasparente. Non ho chiesto nulla a nessuno. E tantomeno sono un ipocrita – solo Dio sa quanti ce ne siano dappertutto, anche in Associazione – che, ben nascosto nel buio delle retrovie, manda avanti altri a proporre (guarda caso!) proprio la sua candidatura.Dal 3 maggio 2016 viaggio nei territori, assieme a funzionari dell’Associazione e membri della Commissione Statuto. Un solo argomento a tenere banco, l’estensione del numero di mandati. Territori e delegati contrari, territori e delegati favorevoli. Solo il Consiglio comprensoriale della Val di Sole ha atteso che lo scrivente, il Direttore Berardi, il dirigente Grasselli, la funzionaria del territorio, i membri della commissione Signorati e Pancheri arrivassero a Malè per andarsene senza proferire parola, prima ancora di iniziare l’incontro. Preferendo al confronto – che può essere anche durissimo ma sempre rispettoso dell’avversario e di chi la pensa in modo diverso – dare le comunicazioni a mezzo stampa di cui sopra. Due note. La prima. Bene, in nome della solidarietà, che la Val di Sole assuma una posizione unitaria all’esterno, male quando vuole impartire lezioni agli altri senza guardare al suo stesso interno. Soprattutto se, tra le proprie file, c’è qualcuno che è stato presidente comprensoriale dal 2001 al 2009, che dal 2014 è membro del CdA di Confidi Trentino Imprese, che dal 1999 è in Commissione Provinciale Artigianato della quale, ininterrottamente, dal 2005 (e per scelta politica, non dell’Associazione) ne è il presidente. Presumo in nome della continuità e dell’esperienza oppure, piuttosto, per dare ragione al proverbio “è il bue che dice cornuto all’asino”. La seconda, un dubbio, una volta letto il giornale L’Adige. Mi sono chiesto.. ma l’intervistato Adriano Dalpez che dichiara è un’idea ignobile allargare il numero dei mandati è forse quello stesso personaggio della Val di Sole, ex-presidente della Camera di Commercio di Trento, che nel 2014 – alla scadenza del suo terzo mandato consecutivo di durata quinquennale – mi chiedeva di essere ricandidato allo stesso ruolo, per altri cinque anni, così che il mondo artigiano potesse “presidiare l’istituzione”? ..è ben lontano da me il pensare che potesse essere per quella pipa di tabacco (personale) rappresentata dai 120 mila euro/anno dell’allora indennità di carica. Mah, forse c’è dell’altro che merita l’aggettivo ignobile. Anche in considerazione che una idea ignobile è sempre cancellabile o modificabile, mentre una persona ignobile ce la dobbiamo comunque tenere. Chiudo con un educato saluto ai cari colleghi della Val di Sole, tanto per restare nel nostro mondo, con le parole del figlio di un falegname “perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo?” (Gesù di Nazareth). A presto! Il Presidente Roberto De Laurentis