Artigiani della Birra, si studia la ripartenza

Uno dei settori più affascinanti del comparto agroalimentare trentino”. Così Fabio Simoni, presidente della categoria degli Artigiani della Birra, ha definito il mondo dei birrifici, fortemente radicato nel nostro territorio.

Ma per difendere il made in Trentino, quella tradizione e quel gusto che hanno ormai trovato un posto fisso tanto nelle vetrine quanto nel cuore di centinaia di distributori in tutta Italia, occorre puntare su una strategia concreta, su idee che sappiano rivolgersi al futuro, su una progettualità generale che rilanci e tuteli il settore. Anche, e soprattutto, durante e dopo la pandemia di Covid-19.


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I pilastri del rilancio

Ecco dunque che lo scorso giovedì 10 dicembre è stato sottoposto all’attenzione dell’assessore provinciale all’artigianato, Roberto Failoni, un documento programmatico con linee guida ed obiettivi specifici:

  • la liberalizzazione delle mescite all’interno delle aziende, con la promozione della filiera corta.
    Questo perché gran parte degli artigiani del settore non può sottoporre il proprio prodotto all’interno dell’azienda, problema legato al fatto che tanti birrifici si trovano in zone non commerciali. È necessario quindi che questa situazione si sblocchi, spiegano i rappresentanti della categoria, magari introducendo in questa dinamica anche la somministrazione di altri prodotti trentini;
  • l’erogazione di un contributo provinciale volto ad incentivare i locali trentini a montare impianti di spillatura di proprietà, allo scopo di favorire il mercato della birra trentina, ad oggi intaccato da contratti di grandi aziende estere con i locali. Per molti di loro infatti, queste ultime prevedono la fornitura di impianti di spillatura ed in cambio richiedono la presenza esclusiva delle loro birre, a danno dei prodotti nostrani;
  • l’istituzione di incentivi a sostegno di birrifici che realizzano video promozionali grazie al supporto di artigiani professionisti. Dinamica questa legata ovviamente alle difficoltà di una “promozione fisica”, limitata (se non addirittura annullata) dalle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria in atto;
  • una forte azione di sponsorizzazione al fine di partecipare alle fiere estere e promuovere l’attività di export: in questo caso, spiegano i vertici della categoria, molti piccoli artigiani non prendono in considerazione l’importanza di esporsi al mercato estero, anche perché i costi di partecipazione a fiere ed eventi sono alti e la possibilità concreta di farsi notare è decisamente minore. In tal senso, un contributo economico ed un sostegno/incentivo ad esplorare le vetrine al di fuori dei confini italiani potrebbero giocare un ruolo di fondamentale importanza;
  • il potenziamento della collaborazione con l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, già partner fondamentale fino a questo momento, per garantire il proseguo dell’attenzione riservata alla filiera naturale ed al Km0;
  • la realizzazione di una campagna promozionale per sostenere il consumo della birra artigianale trentina, in forte crescita nel periodo pre-Covid ed ora invece in una situazione estremamente critica. Una volta terminato il periodo emergenziale, con un progressivo ritorno alla normalità, rilanciare e tutelare il made in Trentino dovrà essere un obiettivo di primaria importanza.

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DATA DI PUBBLICAZIONE

17.12.2020

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