Caro presidente Rossi, ti scrivo..

Mentre provo a buttare giù qualche riga per la nostra rivista, e penso a quale argomento trattare, la radio che mi accompagna in sottofondo passa una canzone di Lucio Dalla che inizia con “caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po’.. e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò”. È proprio questo il titolo e sono proprio queste le parole che stavo cercando, caro presidente Rossi, per provare a farti capire cosa stia succedendo e quale profondo malessere stia scuotendo il nostro mondo artigiano. Due mesi fa -in piena volata elettorale e con il palcoscenico trentino occupato dal centrosinistra autonomista, dal centrodestra inesistente, dalle civiche con dentro tutto ed il contrario di tutto, da movimenti assortiti, da un esercito di candidati pronti a servire la comunità, molti dei quali solo fino alla loro elezione avvenuta- chiudeva l’attività con debiti per 27,5 milioni di euro -come riporta la stampa locale- l’impresa di costruzioni BTD. Coinvolgendo 53 imprese artigiane per oltre 2,1 milioni di euro. Si potrebbe cinicamente dire “nulla di nuovo sotto il sole”, commedie o piuttosto tragedie già viste e vissute, sceneggiate di bravi imprenditori industriali che -una volta drenate le risorse pubbliche di Trentino Sviluppo o di qualche Confidi- chiudono l’attività lasciando a spasso dipendenti, collaboratori, subappaltatori, fornitori. Naturalmente dopo avere intascato il denaro dei debiti non onorati e messo in sicurezza il proprio capitale. Pronti a partire, nella stessa attività, con una diversa ragione sociale ma con la stessa moglie, lo stesso parente, lo stesso commercialista. Stavolta però qualcosa non torna, perché BTD non fa riferimento ad un avido padrone ma al mondo della cooperazione. Un mondo a cui la politica, e la stessa struttura pubblica, non ha mai lesinato e non lesina aiuti. Mentre qualche artigiano ignorante si chiede: perché chi doveva controllare i bilanci BTD non l’ha fatto? perché l’impresa edile Marsilli, acquistata da BTD, ha vinto un appalto pubblico con un ribasso del 60,179 % quando, se si fosse trattato di un qualche artigiano ignorante, qualcuno avrebbe pensato subito al riciclaggio di denaro? perché nei lavori pubblici eseguiti da BTD, pure in presenza di una norma specifica ottenuta dalla nostra Associazione dopo la manifestazione generale dell’edilizia di maggio 2012, non si applica all’artigiano ignorante il pagamento diretto del subappaltatore da parte dell’ente appaltante, cioè dei comuni o della provincia? Molti sarebbero ancora i perché ma.. solo uno ancora, caro presidente Rossi: perché ti scrivo? perché, da qualunque parte si analizzino le cose, saltano sempre fuori regole violate e regole non applicate. E quelle regole sono dettate dalla politica.. quindi l’interlocutore sei tu, quale vertice della giunta provinciale e riferimento di una intera maggioranza. Ora BTD non è certo l’ombelico del mondo ma è la scintilla che ha acceso, nel mondo artigiano trentino, la voglia di rileggere quelle regole. Per adeguarle ad un mondo dell’economia reale, sempre più in cambiamento e movimento, che una “politica distratta” sembra non riesca quasi a capire, non arrivi mai ad anticipare, finisca sempre per inseguire. Un mondo artigiano che è la forza economica più radicata e numerosa del territorio, che non delocalizza, che produce ricchezza economica e sociale, che mantiene l’occupazione, che paga le tasse, che nei fatti -e non solo a parole- sostiene l’Autonomia. Un mondo artigiano da sempre abituato a tacere, a rimboccarsi le maniche, a lavorare sodo ma che adesso è determinato a far sentire la propria voce. Perché mai come oggi, caro presidente Rossi, la piccola impresa è schiacciata da un’insostenibile pressione fiscale, anche locale. Da una burocrazia costosa, inefficiente, invasiva e pervasiva, spesso perfino nemica del cittadino e dell’impresa. Da normative e da regole scellerate sugli appalti, dove non contano la preparazione, la professionalità, la qualità. Da imprese alle quali la legge consente l’uso del concordato in continuità quale lavatrice di debiti. Da un abusivismo diffuso, cui non sono estranei nemmeno i dipendenti pubblici. Da una illegalità crescente dovuta, in larga parte, a quella cattiva maestra che è la politica quando viene praticata per l’interesse personale e non per quello generale. Un mondo artigiano, caro presidente Rossi, che chiede alla politica di immaginare e realizzare un nuovo modello economico trentino. Poggiato sulla crescita costante della piccola impresa di territorio -qualunque essa sia- e non solo limitato alla chiamata nel territorio di imprese, senza appartenenza e senza radici, pronte ad andarsene non appena diminuiscano o si esauriscano gli incentivi. Un nuovo modello economico trentino, caro presidente Rossi, dove tutte le categorie abbiano pari dignità perché contribuiscono in pari misura al funzionamento del sistema. Senza figli prediletti e senza figli di un Dio minore. Il Presidente Roberto De Laurentis

DATA DI PUBBLICAZIONE

04.06.2015

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