Ecobonus: no allo sconto in fattura! – L’editoriale

Abrogare l’art. 10 del Decreto Crescita! È questo l’unico mantra che deve ispirare le decisioni dei nostri parlamentari, altrimenti per migliaia e migliaia di imprese artigiane, e più in generale di micro e piccole imprese, sarà l’ennesima, grave penalizzazione e l’ennesimo favore alle grandi imprese industriali del settore.
Lo “sconto in fattura” sui lavori di efficientamento energetico e antisismici degli edifici è assolutamente un tema centrale di questo periodo poiché, per citare l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, «rischia di distorcere la concorrenza a danno dei piccoli imprenditori». Il problema riguarda da molto vicino numerose imprese artigiane nostre associate, in particolare quelle appartenenti alla filiera dell’edilizia e vorrei spiegare di cosa si tratta: sostanzialmente al cliente che fa lavori di risparmio energetico e antisismici nella sua abitazione, il Decreto Crescita – recentemente approvato dal governo – offre due alternative: usufruire della detrazione fiscale (50%, 65%, 85% a seconda dei casi) in dieci rate annuali, oppure chiedere all’impresa di fargli un “immediato sconto in fattura” dell’intera detrazione fiscale. È chiarissimo che la proposta “immediato sconto in fattura” è vincente rispetto al recupero in 10 anni e quindi sarà preferita dalla totalità dei clienti. Il quadro che però verrà a definirsi è altrettanto evidente e drammatico, non ci vuole un fine economista per tratteggiarlo. Gli studi condotti a livello nazionale evidenziano chiaramente come la maggioranza delle piccole imprese saranno in grado di proporre lo sconto in fattura solo per pochi lavori e per importi modesti. Successivamente, per sopraggiunta incapienza fiscale e insufficiente liquidità, non potranno praticare ulteriori sconti, innescando un effetto domino che porterà a conseguenze disastrose, come il mancato pagamento dei fornitori (che rifiuteranno categoricamente di accettare a loro volta la cessione del credito) o, peggio ancora, degli stipendi dei nostri dipendenti. L’effetto sarà positivo quindi solo per le aziende con grandi capacità fiscali e finanziarie, ovvero gli operatori economici di più grandi dimensioni. Come sempre nel nostro Paese si propongono norme con il nobile fine di migliorare le cose, salvo poi accorgersi, naturalmente dopo, di averle solamente peggiorate! Non si comprende il motivo di questa proposta, dato che l’impianto normativo vigente era valido e stava registrando il gradimento dei privati e delle imprese del settore, peraltro già uscite malconce da un periodo di crisi senza precedenti. L’Associazione Artigiani non ci sta a questa ennesima pugnalata alle spalle della piccola impresa, ed è per questo che ha pubblicamente denunciato in più occasioni l’assoluta contrarietà a una norma iniqua e dannosa per il futuro delle imprese artigiane. Si tratta di un problema di respiro nazionale, pertanto abbiamo doverosamente scritto ai parlamentari trentini, dai quali attendiamo fiduciosi un sostegno concreto, e sollecitiamo costantemente la stessa Confartigianato a portare avanti questa battaglia sui tavoli di confronto, affinché si arrivi all’abrogazione della norma. Rappresentano più del 90% delle realtà attive in questo settore e, se le cose non dovessero cambiare, il rischio è alto per tutta l’economia, anche e soprattutto quella locale.

Marco Segatta – Presidente dell’Associazione Artigiani Trentino

DATA DI PUBBLICAZIONE

21.08.2019

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REFERENTE

Stefano Frigo
Comunicazione