E' difficile trovare un titolo diverso per raccontare che cosa stia accadendo in queste giornate di fine giugno. Perché si fatica a capire se talune dichiarazioni della politica trentina siano gli effetti del primo, forte caldo estivo o se si tratti, perfino, di una vera e propria conversione. Mi riferisco alla netta inversione di rotta di una nutrita pattuglia di politici, da anni al governo della provincia, che oggi all’improvviso scopre come l’ipotizzata autostrada della Valdastico non sia poi quella spaventosa sciagura che loro stessi – talvolta con ostinazione, supponenza, arroganza – da sempre e fino ieri dipingevano tale. Mi riferisco a quegli assessori provinciali che dopo avere, in ogni occasione, ripetuto il più convinto “no alla Valdastico” oggi, addirittura, la definiscono “utile”. Mi riferisco al maggiore partito trentino che ribadisce categorico “mai la Valdastico” ma – mi viene da pensare – solo una volta sicuro di trovarsi in larga minoranza e dunque, in tal modo, altrettanto sicuro di salvare la faccia o ciò che della faccia rimane. Ora è vero che solo gli sciocchi non cambiano opinione e quindi ci sta, e va bene, l’inversione di rotta. Quello che invece non ci sta, e non va bene, è qualche tono usato ed il pensareche tutti gli altri – tra i quali lo scrivente – siano privi di memoria, disponibili ad accettare ogni salto della quaglia, pronti a bere qualunque baggianata arrivi da una politica che – tra giri di valzer e furbetti del quartierino – continua ad essere ostinata, supponente, arrogante. Che ha quasi sempre sorriso con sufficienza quando l’Associazione Artigiani si dichiarava favorevole alla Valdastico. O che ascoltava distratta quando ho voluto presentare – mettendola poi a disposizione della comunità – una ipotesi alternativa al progetto di cui oggi si discute. Ma perché sono favorevole? Perché penso che le strade, perlomeno nelle regioni del nord, non si interrompano e muoiano nel nulla come, al contrario, è accaduto ed accade in qualche regione del sud. Perché penso che le strade non si possano chiudere in quanto non vi transitano solo mezzi, merci, persone ma innanzitutto idee e Dio solo sa quanto siano necessarie le idee per chi, al contrario, è ricco soprattutto di denaro. Perché penso che le strade non si possano bloccare in quanto funzionano come le connessioni di internet o le migrazioni dei popoli e, quando si chiude un canale di collegamento controllabile, se ne aprono inevitabilmente altri spesso non controllabili. Perché penso che le strade aprano nuove opportunità ad altri e diversi mercati. Mentre, alle imprese trentine che temono “l’invasione italiana”, mi piace ricordare come ogni strada sia percorribile nelle due direzioni, quando si ha qualcosa da dire e da dare. Aggiungo che penso sia arrivato il momento di togliere il nostro sedere, di imprese trentine, dal troppo burro provinciale per provare a camminare da soli ed irrobustire i nostri muscoli economici. Perché penso che sia necessario avere davanti l’avversario per competere, crescere, progredire. E perché, come diceva qualcuno, le idee le hanno sempre gli altri ma sta a noi prenderle, migliorarle, realizzarle. Mi avvio a conclusione con la certezza che la Valdastico – o comunque la si voglia chiamare – vada realizzata, modificandone tuttavia radicalmente il progetto. Ragionando e lavorando con il Veneto, non contro il Veneto. Che non ha e forse non avrà l’autonomia, ma che a Roma pesa e peserà sempre molto più del Trentino sia per quantità sia per qualità della politica. Ecco perché, nei prossimi mesi, torneremo a parlare di Valdastico e a presentare la nostra idea che riteniamo lineare, completa, di prospettiva lunga, di visione allargata. Con il collegamento tra Piovene Rocchette ed una uscita prevista a sud di Rovereto. Nell’ottica di un rilancio della Vallagarina quale unica porta della direttrice Italia-Europa, quale sito produttivo e commerciale, quale polo logistico trentino, quale snodo stradale per l’Altogarda e ferroviario per il tunnel del Brennero. Nell’ottica di una Valsugana che, liberata dal traffico commerciale pesante, possa tornare a respirare e a fare accoglienza, riportando così nel mondo del turismo le opportunità e le caratteristiche delle varie Levico, Vetriolo, Roncegno e di molti piccoli paesi capaci di offrire un nuovo modo di fare ospitalità. Non ho voluto appositamente parlare di costi della Valdastico perché ritengo che l’opera, al contrario, sia da ascrivere alla voce investimenti e non mi spiacerebbe la pensasse allo stesso modo anche la politica trentina. In momenti difficili come quelli che stiamo vivendo non c’è nessuna necessità di altri contabili, magari bravissimi ma capaci solo di dire che cosa sia successo ieri. C’è invece necessità di qualcuno che immagini che cosa possa accadere domani. Per dirla con Jim Morrison “non accontentarti dell’orizzonte, cerca l’infinito.” Roberto De Laurentis – Presidente Associazione Artigiani di Trento