L’eredità di Gio Ponti: un dialogo tra artigianato e design
Il progetto di valorizzazione del legno trentino “La cultura del legno al centro” prosegue. Il secondo appuntamento si è svolto ieri, martedì 22 luglio, presso la sala dei Novanta della nostra Associazione. Giancarlo Berardi, responsabile dell’area categorie, ha aperto l’incontro portando i saluti del presidente Adrea De Zordo e Grazia Callovini i saluti della Provincia autonoma di Trento. Quindici le aziende coinvolte che collaboreranno con dei designer per creare oggetti unici che verranno esposti al prossimo Salone del Mobile di Milano e numerosi i partecipanti all’appuntamento dedicato a Gio Ponti.
Dopo il successo dell’incontro precedente con Mario Botta e Maurizio Riva, la giornata di ieri ha avuto come ospite d’onore Salvatore Licitra, responsabile dell’Archivio Ponti e nipote del celebre architetto italiano in dialogo con Aldo Colonetti, Paolo Baldessari e Massimo Martignoni. Licitra ha offerto una prospettiva unica sull’approccio di Ponti all’arredo.
La relazione tra arredo e sguardo dell’abitatore
L’arredo di Ponti è fatto per essere interpretato dall’abitatore. Lui amava le porte a soffietto, i mobili spostabili, modificabili e generare uno spazio dinamico. I suoi lavori suggerivano uno stile invece che un protagonismo. Uno degli elementi che Ponti portava era l’arte, voleva che gli artisti intervenissero nella creazione delle opere. Ha inventato dei simboli come la Leggera (definita da Ponti “la sedia sedia”, l’essenza della sedia) e la Super leggera (fatta forzando a triangolo tutte le sezioni per arrivare al massimo della leggerezza). Entrambe sono diventate delle icone.
Sei sempre tu in relazione con l’oggetto. L’arredo ha un rapporto diretto con la persona che lo usa e questo deve essere immediatamente percettibile. L’idea dell’oggetto che serve perché lo sguardo ci cada su. Aveva un’attenzione particolare… doveva esserci una forma d’arte dove lo sguardo potesse cadere. La bottiglia per esempio è un oggetto familiare, perciò in molte immagini lui ha disegnato delle bottiglie per attirare lì lo sguardo dell’osservatore.
Salvatore Licitra
Gio Ponti e l’unione tra artigianato, design e richieste di mercato
Salvatore Licitra ha inoltre ricordato come, nel primo dopoguerra, Ponti abbia creato degli arredi pieghevoli ed economici, vendibili in casse etichettate con la destinazione d’uso, come “cucina” o “camera da letto”. Soluzione pensata dall’architetto per le giovani coppie che dovevano arredare le proprie case. Un esempio perfetto della capacità di Gio Ponti di unire design d’autore e necessità di mercato.
“Gio Ponti era un conoscitore diretto di decine di artigiani – ha affermato Massimo Martignoni – veneti, sardi, siciliani e andava proprio a trovarli. La grande forza del design italiano sta proprio in questo grande rapporto con la manualità. Questo è il messaggio che vorrei trasmettere agli artigiani presenti in sala”.
Prospettive future e il ruolo dell’artigianato contemporaneo
È stato anticipato che uno dei prossimi incontri vedrà la partecipazione di Beatrice Ghianda, figlia del rinomato ebanista Pierluigi Ghianda, artefice dei componenti in legno di Hermès. Il dibattito si è poi concentrato sull’importanza dell’artigianato di mettersi in comunicazione con la cultura contemporanea e si è concluso con un brindisi in compagnia.