Mastro 7: il gioiello come espressione di valori universali

di Genny Tartarotti, giornalista Associazione Artigiani Confartigianato Trentino

 

Tutto è iniziato con un fiore. Una rosa, per essere precisi. Tra i suoi petali morbidi e avvolgenti e le spine appuntite, Settimo Tamanini, conosciuto da tutti con il nome d’arte Mastro 7, ha trovato il modo di esprimere il suo modo di vedere la vita. Era un giorno di pioggia nel 1970 e Settimo si trovava nella sua bottega a Mattarello. Con la passione e la creatività che solo i veri artisti possiedono, iniziò a lavorare il metallo, trasformando un materiale duro e resistente nella rappresentazione della fragilità e della bellezza della vita. L’effimero diventava eterno. E così, la rosa, curata in ogni dettaglio con armonia e proporzione, divenne il simbolo della sua arte.

Rose e fiori alpini, alberi e frutti come la famosa melagrana. Stelle come le comete. Il legame di Mastro 7 con la natura ha accompagnato tutto il suo percorso artistico. Un viaggio di pensiero, riflessione e ricerca che lo ha portato a esplorare a fondo questo rapporto, creando opere che mostrano le misteriose connessioni dell’universo. La bellezza, la perfezione nell’imperfezione, la sacralità della vita.

 

Forse è proprio questa connessione che ha colpito la ragazza che, in quel lontano giorno del 1970, entrò nella sua bottega e rimase incantata dalla rosa che Settimo stava creando. Da quel momento, tutto è cambiato.

Le sue riproduzioni di fiori, fedeli alla realtà ma anche uniche e diverse, hanno toccato l’animo umano e riscosso un grande successo.

Mi ha sempre colpito lo scudo di Achille descritto da Omero nell’Iliade, su cui Efesto ha raffigurato l’universo – commenta Settimo.

Nel giro di pochi anni, l’attività crebbe. Alla bottega di Folgaria e al laboratorio di Mattarello si aggiunse anche un ufficio a Milano, dedicato alla commercializzazione dei suoi fiori. Settimo divenne un artista famoso, creatore di preziosi oggetti di moda e vincitore di prestigiosi premi internazionali. Ma non solo. La sua passione per l’arte orafa, i corsi seguiti da ragazzo con maestri come Remo Wolf e Arcadio Borgogno, e il lungo apprendistato nel laboratorio di Vittorio Benetti come modellatore e cesellatore, hanno gettato le basi per un’esperienza artistica completa. Le sue creazioni di gioielli, dal design raffinato ed elegante, continuano a mettere al centro la natura, interpretando le emozioni umane in forme e materiali meravigliosamente complessi.

Le sue opere, ispirate e diverse, combinano l’abilità artigianale con il genio umano, valori universali e personalità individuali, diventando un potente mezzo espressivo ricercato dai clienti di ieri e di oggi.

Uno degli aspetti che distingue un gioiello artigianale – spiega Luca Tamanini, figlio di Mastro 7, che oggi porta avanti il lavoro del padre insieme al fratello Gianfranco – è la possibilità di personalizzarlo, scegliendo i materiali e le forme che meglio esprimono ciò che si vuole comunicare.

Argento, oro, bronzo, platino, sapientemente plasmati e combinati con diamanti, perle e pietre dure, danno vita a collane, bracciali, anelli e orecchini. Preziose creazioni che si ispirano a modelli universali.

La capacità di creare qualcosa di unico, che va oltre il tempo è il segreto del successo di mio padre. Il nostro laboratorio a Mattarello, ora l’unica sede della nostra attività, si trova in una zona periferica. Nessuno arriva qui per caso. Eppure, i clienti non mancano. Questo significa che qui trovano qualcosa di speciale, che altrove non trovano.

 

Oggi Settimo non crea più gioielli. Ha lasciato l’attività ai figli per dedicarsi ad un’altra passione: la realizzazione di sculture in rame. Una svolta significativa avvenuta, però, gradualmente con equilibrio e armonia. Ogni figlio ha assunto un ruolo ben preciso e distinto all’interno dell’azienda, dimostrando una pianificazione meticolosa e un rispetto profondo per le competenze individuali. Un’eredità personale, anzi personalissima, non facile da portare avanti, ma che Luca e Gianfranco sono riusciti a fare propria.

Quando un’artista cessa la propria attività – spiega Luca – di solito l’attività finisce con lui. Non volevamo che questo accadesse anche con nostro padre. Così abbiamo raccolto la sua visione e la sua eredità artistica e le abbiamo arricchite in modo armonico con elementi nostri, diversi e innovativi.

Nonostante il suo ritiro dall’attività quotidiana, Settimo rimane una figura di riferimento.

Da sempre – conclude – quando vogliamo creare qualcosa di nuovo e speciale ci ritroviamo tutti insieme. Mio padre, mio fratello, mia madre ed io. Ci sediamo in salotto e ognuno di noi abbozza nuovi disegni e  idee. Poi ci confrontiamo. Questo modo di operare, basato sulla condivisione, ci ha permesso di sviluppare una certa sintonia. Ed è anche questo uno dei punti di forza di quello che è diventato un brand unico e riconosciuto.

 

DATA DI PUBBLICAZIONE

25.10.2024

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