Matthias Fabbro intervistato da Monitor

"I mestieri del passato sono il lavoro del futuro"

Matthias Fabbro, presidente del Movimento Giovani Imprenditori Artigiani, parla al settimanale allegato al quotidiano L’Adige, delle sfide delle opportunità di un settore  professionale che sta cambiando volto.

Riportiamo qui l’articolo completo.

La burocrazia, il ricambio generazionale, la concorrenza delle multinazionali, le difficoltà di un mercato sempre più globale e mutevole, i disagi della pandemia in corso. Ma il futuro dell’artigianato sembra essere in buone mani: lo scopriamo in questa intervista a Matthias Fabbro, che guida il gruppo Giovani dell’Associazione Artigiani Trentino. È lui a raccontarci le sfide e le opportunità di un settore professionale che per rinnovarsi e stare al passo coi tempi deve imparare a fidarsi dei giovani.

Dal 2020 è alla guida del Direttivo del gruppo Giovani Artigiani: con quali contenuti e proposte si è presentato ed è stato scelto?

Ci siamo proposti come una prosecuzione delle progettualità del precedente mandato, tanto che nel direttivo è rimasto come vicepresidente vicario il mio predecessore, Walter Franceschin. Gli altri membri sono Thomas Franceschin, Andrea Navarini e le new entry Andrea Colapietro e Cristina Endrizzi, anche lei vicepresidente. Come piano di crescita del gruppo Giovani Artigiani ci siamo basati sui contenuti emersi nel progetto “Dire, fare, creare. L’artigiano che non ti aspetti”, sviluppato come programma radiofonico su Radio Dolomiti in 11 puntate. Oltre a tramutare quel programma in azioni concrete, tra gli obiettivi c’è anche diventare sempre più un punto di riferimento per i giovani artigiani che vogliano confrontarsi e proporre nuove idee.

Di cosa si occupa in concreto il gruppo Giovani Artigiani e quali iniziative porta avanti?

Ci occupiamo della valorizzazione e della crescita dei giovani artigiani, con attività di formazione e cercando in particolare di fornire supporto nei passaggi generazionali. In linea con quanto si fa anche a livello nazionale, mentre per quanto riguarda la gestione delle attività nelle scuole, queste sono gestite dal presidente Segatta. In Italia le imprese artigiane diminuiscono, i vertici invecchiano e sono meno fiduciosi sul futuro.

Qual è la situazione in Trentino?

I dati più recenti parlano di circa 1.700 giovani iscritti all’Associazione. Un buon dato da una parte, ma rimane il problema della partecipazione attiva ai corsi di formazione, che è difficile da stimolare, ancor più in tempo di pandemia.

Eppure formazione e aggiornamento sono imprescindibili: pensiamo alle nuove tecnologie digitali.

Certamente. La conoscenza delle lingue, la dimestichezza con i nuovi canali di internet e del digitale sono ormai nel bagaglio culturale che ogni professionista deve avere. Vale anche per gli artigiani, anche per coloro che scolpiscono il legno o che cesellano il rame e che devono confrontarsi con un mondo che cambia. Faccio questo esempio di successo, perché lo abbiamo proprio nel direttivo: Andrea Navarini. Grazie alle sue conoscenze di marketing e comunicazione l’azienda di famiglia fondata dal nonno oggi ha clienti in Cina, Giappone, Usa e Canada e ha creato una linea di pentole in rame dedicata agli chef stellati. Andrea è l’esempio perfetto del giovane artigiano 2.0: quello che si sporca le mani, ma che è anche in prima linea nel comunicare e rendere visibile la sua impresa.

Ricambio generazionale: come far fronte a questa sfida e far tesoro di esperienze di lunga data anche per il presente e il futuro del settore?

Il punto è far capire a chi ora sta ai vertici di un’impresa artigiana che i giovani rappresentano un valore immenso: per gli studi che hanno fatto, per la capacità di leggere i cambiamenti e di portare innovazione in azienda. Non è facile superare le resistenze, ma occorrono fiducia e volontà di delegare un po’ alla volta compiti e responsabilità. D’altra parte, oggi è anche più difficile trovare giovani disposti a mettersi in gioco, a confrontarsi con mestieri che richiedono anche molto impegno e responsabilità.

Quali sono le principali difficoltà di fare impresa oggi in Italia? Da dove iniziare per migliorare?

Il problema è comune in tutta Italia a chi ha una partita iva e la soluzione passa senza dubbio per un processo di sburocratizzazione. Altro passaggio fondamentale è la formazione, che in molti sottovalutano, ma che è fondamentale sia per il passaggio generazionale, sia per la crescita e il prosieguo dell’azienda.

Quanto hanno pesato il Covid e la pandemia sul settore artigiano e cosa hanno “insegnato”?

La pandemia è stata ed è tuttora un grande problema per tutti, ma certo alcuni comparti tutto hanno accusato il colpo in misura maggiore: tra i più colpiti, l’autonoleggio, il settore moda e quello di matrimoni e cerimonie. Però ci ha anche fatto capire che abbiamo un’associazione solida su cui contare e che è sempre, a maggior ragione in questa fase, a disposizione, pronta a dare supporto a ogni associato.

Com’è rappresentato il genere femminile nell’artigianato locale?

C’è un bel movimento in questo senso: la nostra vicepresidente Cristina Endrizzi fa parte anche del Consiglio Direttivo della categoria Abbigliamento e del Movimento Donne Impresa, guidato da Claudia Gasperetti, un comparto davvero molto attivo. Guardando oltre l’emergenza sanitaria, quali sono le sfide principali che un giovane artigiano sarà chiamato ad assolvere? Due elementi su tutti: conversione green e digitalizzazione. La prima è fondamentale in termini di sostenibilità, per assicurare un futuro a noi, ai nostri figli e nipoti; la seconda è quella che permette di aprire la piccola bottega di paese al mondo intero. Per realizzarle, però, la parola d’ordine è: formazione. Quella non può proprio mancare.

Un consiglio per un giovane che si affaccia ora al mondo del lavoro?

Non scartare a priori le scuole professionali e in generale il mestiere dell’artigiano, i cui rami di applicazione sono ampi e possono aprire strade inaspettate di lavoro futuro.

DATA DI PUBBLICAZIONE

23.08.2021

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