Ossicolor: dalla simbiosi industriale alla sostenibilità innovativa

In un mondo in cui le risorse naturali sono sempre più scarse e l’impatto dell’uomo e delle attività economiche sull’ambiente è diventato innegabile, le aziende sono chiamate a rafforzare il proprio impegno verso la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale. In questo contesto il modello di economia circolare sta facendo scuola, imponendosi come un cambio di paradigma, un invito a ripensare il modo di operare e produrre. Adottare questo approccio significa abbracciare una visione in cui ogni risorsa è preziosa e nulla viene sprecato. Ciò che per un’azienda rappresenta un rifiuto per un’altra può essere una materia prima preziosa. Da questa consapevolezza nasce l’industrial symbiosis (simbiosi industriale). Un approccio collaborativo in cui industrie tradizionalmente separate si impegnano in uno scambio reciproco di risorse per ottenere benefici comuni. In questo modo gli scarti di un’industria diventano risorse per un’altra, portando a una riduzione dei rifiuti e a una maggiore sostenibilità. Un processo virtuoso che Ossicolor, azienda trentina con sede a Spormaggiore, impegnata in lavorazioni avanzate di componenti in alluminio (soprattutto per l’industria delle cucine, ma non solo), ha voluto implementare nei propri processi operativi, in linea con l’attenzione verso l’ambiente che l’ha sempre contraddistinta.

È una predisposizione naturale – sostiene Roberto Masciocchi, contitolare dell’azienda insieme a Manuel Cecchele – considerata anche la localizzazione della nostra impresa nel Parco Adamello Brenta. Gli sfridi in alluminio sono recuperati al 100%, gli imballaggi sono raccolti e venduti ad un’azienda specializzata. Ora stiamo lavorando anche sui fanghi residui, l’ultimo tassello, per rendere anche questi materiali riciclati e utilizzabili in altri settori.

Fin da quando intrapresero l’attività, nei primi Anni Settanta, Luigi Masciocchi e Matteo Cecchele avevano due punti fermi a guidare il loro percorso: puntare alla solidità e rimanere sempre aperti a nuovi orizzonti.

Roberto Masciocchi durante la fase di collaudo dell’essicatore

Il loro dualismo complementare, riproposto fedelmente dai figli che oggi guidano l’azienda, è la chiave del successo: produzione e marketing hanno trovato il punto di contatto nella progettazione rendendo Ossicolor un marchio all’avanguardia nella lavorazione dell’alluminio, i cui prodotti, realizzati anche su misura, sono richiesti in numerosi Paesi fra cui Germania, Francia, Canada, Austria, Regno Unito e Spagna.

Il desiderio innato di innovare percorrendo sempre nuove strade ha spinto l’azienda a compiere un ulteriore passo in avanti.

Giovanni Staffelini -professore ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento

 

 

Uno studio di Giovanni Straffelini, professore ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Trento, che da anni collabora con la Brembo SpA, importante player italiano nel mondo dei freni per automobili e motociclette, ha mostrato che i fanghi, opportunamente essiccati e macinati, possono diventare un ingrediente di valore per le pastiglie freno.

Le pastiglie – chiarisce Straffelini – contengono molti ingredienti, ognuno con un compito ben preciso. Le polveri ottenute dai fanghi di Ossicolor possono sostituire l’allumina, con compiti abrasivi, cioè di controllo dell’attrito in frenata.

Da qui l’idea di progettare un essicatore in modo da recuperare i fanghi di scarto dell’ossidazione dell’alluminio e trasformarli in nuova materia prima. È nato così OSSI-GREEN. Un Progetto, sostenuto attraverso la Legge Provinciale n°6/1999 (Provincia autonoma di Trento), aiuti per la promozione della ricerca e sviluppo, pensato con l’obiettivo di trasformare i fanghi di scarto in una nuova risorsa.

 

La ricerca industriale – spiega Straffelini – è cominciata con la progettazione di un nuovo speciale impianto di essiccazione dei fanghi. Poi inizieranno le prove specifiche per verificare la possibilità di utilizzo delle polveri, essiccate e macinate, nella composizione di pastiglie freno. Questa fase comprende la produzione dei materiali nelle opportune composizioni e il loro testing con particolare attenzione alle emissioni in ambiente, perché l’usura delle pastiglie produce polveri sottili, e quelle più piccole possono entrare nell’aria che respiriamo, come quelle emesse dal tubo di scappamento. È necessario verificare che il nuovo ingrediente non penalizzi le emissioni ma semmai le riduca, in modo che l’intero processo sia veramente green.

 

Stabilimento Ossicolor a Spormaggiore in Val di Non

Il progetto, la cui ultima fase riguarderà l’analisi del ciclo di vita per valutarne la sostenibilità, terminerà verso la fine del 2025.

Non terremo segreti i nostri risultati – affermano Masciocchi e Straffelini –  questo progetto rappresenta un ulteriore tassello alla transizione ecologica dei processi industriali e vorremmo che queste procedure diventassero lo standard anche per altre aziende, trentine e non solo, a beneficio della collettività.

DATA DI PUBBLICAZIONE

01.08.2024

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