Paolo Bertotti: “Fotografi, siate tecnologici e aperti ai cambiamenti”

“Il fotografo del domani? Tecnologico ed aperto ai cambiamenti.

Paolo Bertotti, 52 anni con alle spalle più di trent’anni di attività (35 per la precisione) le ha viste davvero tutte.
Da quando ha aperto il proprio negozio all’interno del Bren Center di Trento, nel 1988, fino all’inaugurazione di una seconda sede a Trento sud, terminando con il periodo pandemico in tempi molto più recenti.

Paolo, nel tempo, ha attraversato tutte le tappe della fotografia, arrivando oggi all’ultima evoluzione: il passaggio all’universo online.
Dopo aver chiuso il proprio negozio nel centro commerciale trentino, giusto con un mese di anticipo rispetto all’epidemia Covid, Paolo ha continuato a lavorare come prima, più di prima. Come? Grazie alla transizione ad un mondo puramente virtuale, un proprio portale personale sul quale pubblicizza i suoi prodotti e raccoglie gli ordini dei clienti.

Oggi, il fotografo trentino si dice soddisfatto e getta un occhio al futuro: un domani più tecnologico, al passo con i tempi, dinamico e ricco di sfide.

 

A sinistra Paolo Bertotti, a destra uno scatto realizzato dal fotografo

L'intervista

Abbiamo dunque deciso di porre qualche domanda a Paolo, per farci raccontare la storia della sua attività e l’adeguamento al presente, fatto di tecnologia e tante, tantissime immagini.

 

Paolo, innanzitutto, com’è stato cambiare modo di lavorare dopo ben 35 anni di attività? Insomma, passare dal rapporto costante con il cliente ad un mondo puramente virtuale…

Prima di tutto, voglio sottolineare che continuo ad offrire gli stessi servizi tipici di un laboratorio fotografico, ma “trasportati” nell’online. Il contatto con il cliente, la quotidianità, stava andando a scomparire pian piano già da prima: ormai l’80% di loro chiedeva e chiede solo lavori che riguardano il settore online, i prodotti o i servizi si cercano su internet passando da Amazon o altri siti locali, da mail a smartphone e così via.
Un mese prima dell’inizio della pandemia, ho fatto due conti e ho capito che tra affitto, bollette e spese condominiali non aveva senso mantenere aperto il negozio. Semplicemente, la clientela si è spostata su internet, dove ora gestisco il mio portale in completa autonomia. Continuo comunque a svolgere servizi fotografici in presenza e su appuntamento, ma il lavoro era già inevitabilmente cambiato prima ancora che facessi questa scelta. Basti pensare che, nel tempo, da otto macchine di stampa sono passato ad una sola in grado di fare tutto: la tecnologia ha avuto un impatto fortissimo sulle nostre vite.

 

Quindi, come funziona la gestione di questo portale?

Per me, amante da sempre della tecnologia, è stato abbastanza semplice adattarmi a questa transizione. Ho visto nascere internet, ho utilizzato tutti gli strumenti che negli anni mi sono stati proposti e si sono alternati, infine ho avuto la possibilità di interfacciarmi con i primi siti già diversi anni fa. In più, oggi collaboro con un laboratorio terzo al quale mi appoggio per il mio portale online, quindi è veramente semplice. Gestisco i social in autonomia, studio nuove promozioni e raccolgo gli ordini come sempre, ma in una modalità completamente nuova.

 

Ti definiresti ancora un fotografo? Oppure credi che questi cambiamenti abbiano mutato radicalmente la tua professione?

Ho cominciato come fotografo a fototecnico e sì, lo sono ancora. Come detto, faccio comunque servizi fotografici a richiesta e quindi la mia attività, da questo punto di vista, non è poi cambiata molto. Tuttavia, metto in pratica anche tutte quelle abilità tecnologiche che credo debbano essere parte fondamentale del fotografo moderno: pubblicizzo i miei prodotti, studio nuove strategie di marketing, aiuto i clienti che trovano difficoltà nella navigazione sul sito, creo post di storytelling e sono reperibile praticamente tutto il giorno al cellulare. Ho più tempo libero, ma devo essere in grado di gestire molte più cose.

 

E quindi, come dovrebbe essere il “fotografo del domani”?

Servono competenze tecnologiche, necessariamente. Oggi, quando parliamo di immagini, lavoriamo quasi solo con le memorie del computer o del telefono: è difficile che un cliente stampi ora come ora, ma quando lo fa chiede foto che siano di qualità molto alta. Le persone, al giorno d’oggi, tengono molto alle foto: basti pensare ad Instagram, che ha “messo il focus” proprio sulle immagini. Per questo il fotografo del domani deve avere tante competenze, anche se molte di loro sono sicuramente complementari. Per quanto riguarda il termine fotografo, direi che tutti coloro che hanno lavorato in questo settore, dal passato ad oggi, possono definirsi tali. Fotografo era chi nel 1800 aveva i primi box con le lastre, tanto quanto l’artigiano che oggi si aggiorna e resta al passo con i tempi. Muoversi in vari settori è il mio campo, oggi faccio anche il consulente fotografico per aziende che vogliono capire cosa sbagliano nella comunicazione visiva oppure come “raccontare una storia con una foto”.

 

Quali consigli daresti alle nuove generazioni che si approcciano a questo lavoro?

La cosa principale deve sempre essere l’apertura nei confronti dei cambiamenti. Una persona che oggi si approccia a questo lavoro deve maturare amore verso questa professione, una passione nei confronti dei cambiamenti tecnologici, visiva e, se possibile, deve sapersi creare un proprio stile. Si vedono troppo spesso foto uguali, oggi però serve uscire dalla massa, distinguersi, essere veri e propri “outsider”. La percentuale di persone che “scattano foto” è molto più alta rispetto a quando ho cominciato io, ovvero in un tempo in cui c’era forse una macchina fotografica per famiglia. Oggi i telefoni scattano foto di alta qualità e spesso, chi possiede questo tipo di cellulari, ha anche una reflex a casa.

 

DATA DI PUBBLICAZIONE

30.03.2010

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REFERENTE

Andrea Paissan
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