Restauratori artigiani trentini in Palestina

Qualche anno fa la Giunta dell’Associazione aveva deciso di partecipare – assieme ad alcune organizzazioni religiose – ad un bando di cooperazione internazionale, indetto dalla Pat, per aiutare la popolazione della Palestina.

In particolare, era stato ideato un progetto – denominato poi “Nuovi mosaicisti per Betlemme” – che aveva lo scopo di trasmettere le conoscenze del restauro del mosaico (grazie ai nostri restauratori artigiani) a giovani donne palestinesi con lo scopo di insegnare loro un lavoro che potesse rappresentare una speranza di futuro. L’idea di restaurare mosaici e di vendere ai turisti tali prodotti aveva anche un significato di tipo economico, essendo il turismo la prima voce di importanza nell’economia del Paese.

Un momento del restauro di un mosaico

Il Mosaic Center di Betlemme

Al progetto – interamente finanziato dalla Provincia – aveva dato adesione la categoria del restauro dell’Associazione e due professioniste del settore, nostre associate – Barbara Tomasoni e Alessandra Costa – avevano deciso di farsi carico, in maniera totalmente gratuita, di alcune settimane di soggiorno a Betlemme per insegnare le tecniche del restauro.

Come spiegato inoltre dal direttore dell’Associazione Artigiani di Trento, Nicola Berardi: “Oggi il progetto viene portato avanti ed il laboratorio di restauro “Mosaic Center”, inaugurato allora con le autorità e i massimi rappresentanti istituzionali e religiosi del luogo nella via principale di Betlemme, costituisce uno dei punti di maggior afflusso di turisti. Tutto questo ovviamente in una situazione che, a causa della pandemia di Covid-19, da due anni ha portato Israele e la Palestina alla quasi totale assenza di visitatori“.

Nelle scorse settimane inoltre, il giornalista Giorgio Lunelli – che aveva accompagnato la delegazione all’inaugurazione – è ritornato su quei luoghi. A lui abbiamo chiesto una testimonianza e un aggiornamento della situazione.

Vi proponiamo il suo articolo accompagnato da una breve documentazione fotografica.

 

I fuochi d’artificio riescono sempre a illuminare la notte, anche quando il buio sembra dominare l’orizzonte. Così come le luci del grande albero di Natale collocato al centro della piazza. Si è fatto festa, a Betlemme, alla sera del primo sabato di dicembre: tutti in strada, le voci, la musica, i canti, la speranza di aver finalmente girato pagina rispetto al virus che da due anni isola dal mondo ancor più di quanto lo riesce a fare l’enorme muro costruito al limitare del paese.

Per una sera, tutto è sembrato tornare alla normalità. Ma è solo un’illusione: in una comunità che vive essenzialmente di turismo, l’assenza dei pellegrini sta mettendo in ginocchio centinaia di famiglie.

All’imbrunire, quando tutt’attorno le colline si riempiono di luci e tutto si trasforma nella più classica immagine del presepe, lungo la via dei Magi – quelle che da millenni arriva dalla vicina Gerusalemme – il silenzio fa da grancassa al rumore dei passi. Non c’è nessuno, tutto è vuoto. Le decine di botteghe artigiane – normalmente prese d’assalto dai turisti – sono chiuse, i grandi portoni che si affacciano sulla strada si presentano con gli infissi tristemente sbarrati. L’unico spazio aperto è quello che porta in vetrina una serie di mosaici colorati. C’è luce all’interno, la porta è spalancata anche perché le temperature ancora lo consentono.

Entriamo e nell’atrio, dove ancora fa bella mostra il forno a legna dell’antico fornaio, tre ragazze sono ferme al grande tavolo. Alzano appena gli occhi, salutano e si rimettono a cercare, con sguardi rapidi, i pezzettini di pietra da collocare nel grande mosaico che lentamente sta prendendo forma.

Con Daniele Rocchi, collega dell’Agenzia giornalistica Sir di Roma, rimaniamo affascinati dai loro movimenti che sembrano istintivi, ma invece seguono regole e logiche che casuali non sono: sono gli occhi a guidare le mani, a scegliere i tasselli e metterli nel posto giusto.

Ci siamo arrivati convinti di trovare anche qui tutto chiuso. Spiego a Daniele che quella non è una normale bottega: è il laboratorio pensato per far crescere una scuola di mosaicisti, luogo di formazione e di lavoro per ragazze che altrimenti non avrebbero alcuna opportunità. Lo ricorda anche una targa che fa bella mostra sopra il tavolo di lavoro delle ragazze, con l’Aquila dell’autonomia che fa uno strano effetto scorgere qui, tra le colline della Terra Santa.

Tutto questo, infatti, è frutto di un’idea nata in Trentino e che ha potuto contare sulla collaborazione, determinante, dell’Associazione Artigiani. Il progetto aveva vinto il bando promosso dalla Provincia per le iniziative di cooperazione internazionale e in questi anni è cresciuto grazie alla disponibilità e alla generosità di un gruppo di artigiani esperti che si sono trasformati in docenti. Il percorso è stato prima rallentato e poi bloccato dal virus. Ma la pianta, pur in terra difficile, ha attecchito e ora si vedono i germogli. Un piccolo miracolo che, dirlo a Betlemme, fa un certo effetto.

All’interno, in vetrine ordinate, sono esposti i lavori prodotti nel laboratorio. Saprebbero catturare l’attenzione dei pellegrini e finire nelle case di mezzo mondo. Del resto, proprio la vendita dei mosaici rappresenta la fase finale del progetto che è pensato per camminare con le proprie gambe.

La mancanza di pellegrini rende oggi tutto più difficile, ma la speranza è quella di tornare alla normalità anche se non sarà facile, in tempi brevi, competere con i numeri record del triennio 2016-2019. Il Covid è stata una mazzata anche per decine di progetti di ospitalità, di iniziative che cercavano di sfruttare e rafforzare l’onda turistica.

“Qui siamo tutti vaccinati con la terza dose”, rassicura la ministra del turismo dell’Autorità Palestinese. “Speriamo di aprire presto”, le fa eco la responsabile del turismo israeliano. “C’è tanta voglia di ripartire, magari con dei corridoi covid free per i pellegrini”, aggiunge Adriana Sigilli che con la sua Diomira Travel rappresenta l’avamposto delle tante agenzie ed organizzazioni che in Italia promuovono i pellegrinaggi. Prima della pandemia, in Israele si erano registrati quasi 4 milioni e mezzo di turisti, oltre la metà quelli arrivati per visitare i luoghi santi.

Sulla piazza della Mangiatoia, manca il via vai delle persone. Risulta persino spaesante non vedere la lunga fila di pellegrini in attesa di poter entrare in basilica attraverso l’unica, piccola porta che obbliga a chinare il capo. Anche il vociare del bazar arabo appare più lontano del solito. Giù nella grotta della Natività, un paio di giovani europei, riusciti comunque ad arrivare nonostante i vincoli e i controlli, approfittano del silenzio e del vuoto. Si fermano davanti alla stella che indica il luogo della nascita. Nel luogo del Natale oggi regna stranamente il silenzio. Come allora. Quando fu l’angelo a portare la buona novella e l’augurio di pace agli uomini di buona volontà. Un augurio che si rinnova ogni anno. Buon Natale!

 

Nel 2018, nell’articolo Medio Oriente, tasselli di pacene aveva parlato anche il quotidiano locale Vita Trentina

DATA DI PUBBLICAZIONE

07.12.2021

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