Scuola e artigianato. Un rapporto profondo – L’editoriale

Proprio in questi giorni migliaia di ragazzi nella nostra provincia sono tornati a sedere tra i banchi di scuola. Potrebbe sembrare un argomento molto distante da quella che è la nostra realtà, invece il rapporto tra istruzione e mondo del lavoro è assolutamente stretto e nel futuro prossimo dovrà continuare ad esserlo sempre di più. D’altra parte uno degli scopi principali del sistema scolastico è quello di preparare adeguatamente i giovani in modo tale che possano trovare degli sbocchi una volta terminati gli studi. Mi riferisco in particolare alle scuole professionali, troppo spesso viste e vissute come realtà di serie B rispetto magari ai licei, ma in realtà assurte oramai a soggetti di estrema specializzazione e qualità. Questo è un concetto che dovrebbe essere assimilato soprattutto da quei genitori che vivono ancora come una sorta di declassamento sociale l’eventuale scelta del figlio di iscriversi ad un istituto professionale. Come Associazione abbiamo in essere numerosi progetti con questa tipologia di scuole secondarie, si tratta di percorsi delineati nel tempo che portano i ragazzi a vivere concretamente quello che potrà essere una volta chiusi i libri e terminata la fase di preparazione. Toccando con mano “una professione”, confrontandosi attivamente con chi da anni lavora, i più giovani hanno la possibilità di capire realmente se quello che li attende va incontro alle loro aspettative. Contestualmente gli imprenditori vedono in prima persona i ragazzi in attività e possono valutarne le capacità e le attitudini. In questo modo si contribuisce ad evitare che i giovani, terminato il percorso scolastico, si trovino in mezzo ad un guado e, incapaci di scegliere e smarriti, decidano di andare all’estero. La cosiddetta “fuga di cervelli” non riguarda infatti solo i plurilaureati ma anche gli studenti super specializzati a livello professionale che abbandonano il nostro Paese. Indubbiamente uno dei punti deboli del sistema scolastico riguarda l’orientamento, pensiamo ad un tredicenne che si trova a dover decidere in che tipologia di scuola secondaria iscriversi dopo gli esami di terza media. In quel momento gli studenti dovrebbero ricevere un sostegno maggiore ed essere indirizzati in modo più puntuale, valutando le potenzialità del soggetto sia dal punto di vista dell’apprendimento che della manualità.
Un altro tema che mi preme evidenziare riguarda il fatto che troppo spesso le nostre imprese segnalano una differenza importante tra la preparazione effettiva dei giovani e gli standard minimi di competenza previsti dal titolo. Colmare questo gap evitando un rilascio troppo “semplicistico” dei titoli stessi è una necessità primaria. Un’altra priorità è quella di riuscire a rimanere al passo con i tempi per quanto riguarda lo sviluppo tecnico e tecnologico: mi rendo conto che non si tratta di un argomento immediato e banale ma il sistema formativo non può perdere terreno rispetto al mondo del lavoro.

Marco Segatta – Presidente dell’Associazione Artigiani Trentino

DATA DI PUBBLICAZIONE

13.09.2019

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REFERENTE

Stefano Frigo
Comunicazione