Artigianə si diventa: le parole giuste per un linguaggio inclusivo

Scegliere con cura le parole per un linguaggio equo e inclusivo è il titolo dell’ultimo appuntamento del ciclo Artigianə si diventa – l’esempio che fa crescere il desiderio di sperimentare, organizzato dal Movimento Donne Impresa dell’Associazione Artigiani Confartigianato Trentino, con il contributo della Provincia Autonoma di Trento.

Relatrice dell’incontro, Stefania Cavagnoli, professoressa ordinaria di glottodidattica e di linguistica applicata presso l’Università di Roma “Tor Vergata”, dove è anche coordinatrice di macroarea. Stefania Cavagnoli, i cui interessi di ricerca sono rivolti principalmente all’educazione plurilingue e alla comunicazione specialistica, negli ultimi anni si è concentrata in particolare sull’analisi della lingua di genere e sulle diverse implicazioni che ha nella rappresentazione del mondo e delle relazioni di potere, sia in ambito educativo che professionale.

Nell’incontro dell’11 ottobre la professoressa si è soffermata sull’importanza di un uso consapevole delle parole, poiché tramite il linguaggio costruiamo al realtà.

 

Che cos’è la lingua? Come interagisce nella costruzione della realtà?

La lingua serve ad esprimersi, a mettersi in relazione e a costruire il sapere. Viene acquisita in modo naturale, ma è uno strumento culturale. Viene infatti appresa con una serie di cornici cognitive, stereotipi e pregiudizi che influiscono sulla costruzione e rappresentazione della realtà. Soprattutto in ambito professionale, dove la gerarchia crea relazioni asimmetriche, l’utilizzo consapevole della lingua assume un ruolo ancora più significativo.  Un suo uso inadeguato produce infatti una percezione distorta della realtà ostacolando la promozione delle pari opportunità.

 

Perché è importante utilizzare una lingua adeguata al genere?

Quando usiamo il maschile universale, una convenzione dovuta al fatto che la nostra lingua è androcentrica (l’uomo al centro), non rispettiamo il diritto di tutte le persone di essere nominate e rappresentate. La lingua non corrisponde alla realtà e diventa così escludente e ostile.

Se, ad esempio, utilizziamo il termine ingegnere in riferimento a una donna, compiamo un errore di concordanza. La formula corretta è ingegnera. Influenzati, però, da questioni culturali utilizziamo il maschile, cosa che invece non facciamo con termini come infermiera.

Questo dipende dal fatto che, spiega Cavagnoli:

Di fronte ad alcune parole reagiamo male, perché sono parole che corrispondono a posizioni di maggiore potere. Non si tratta di neologismi e lo dimostra  ad esempio il fatto che nel Vocabolario Tommaseo-Bellini del 1871 troviamo termini come medica o avvocata.

La questione, dunque, è puramente culturale e se non mancano le linee guida (vedi ad esempio Se le parole diventano azioni, opuscolo pubblicato dalla Pat nel 2020 con una serie di linee guida basate sulla grammatica italiana. Lo potete scaricare qui), mancano le persone che le applicano.

Anche a livello semantico (significato) la stessa parola acquista una diversa connotazione a seconda che venga declinata al maschile o al femminile. Il governatore è colui che governa un Paese, mentre la governante è colei che gestisce una casa; il segretario ricopre una posizione dirigenziale mentre la segretaria batte a macchina. Un buon uomo è una brava persona mentre una buona donna è una persona di facili costumi.

 

Quella da cui siamo influenzati è una percezione stereotipata dei ruoli e dell’identità di genere. Quello che serve è un cambiamento culturale, che non può però avvenire senza una rivoluzione linguistica.

La nostra lingua è piena di risorse che possono permetterci di rappresentare rispettosamente e adeguatamente il mondo: è attraverso la lingua che passano il rispetto per i diritti umani, l’inclusione sociale, l’identificazione con un gruppo e, infine, le pari opportunità.

La lingua italiana possiede tutti gli strumenti per parlare in modo adeguato e solo iniziando a conoscerli e ad utilizzarli, uscendo dalla nostra routine linguistica, ad esempio raddoppiando i termini come in “gli allievi e le allieve” o usando parole neutre come “chi” o “le persone che…”, potremmo davvero utilizzare la lingua in modo adeguato e diventare artefici del cambiamento culturale.

 

 

All’incontro è intervenuto anche il direttore dell’Associazione Artigiani Confartigianato Trentino, Nicola Berardi, testimoniando la vicinanza dell’Associazione al ruolo delle imprenditrici nel mondo del lavoro.

Ho apprezzato molto l’intervento della Prof.ssa Cavagnoli che ritengo molto istruttivo. Sono temi che conosciamo poco e che dovrebbero essere trattati di più, perché l’uso corretto della lingua è molto importante. Concordo sulla necessità di un cambiamento culturale e come Associazione ci teniamo a fare la nostra parte per essere al passo con i tempi.

Il prossimo appuntamento, in cui si parlerà di strumenti di conciliazione per donne lavoratrici con Stefania Terlizzi dell’Agenzia del Lavoro di Trento, si terrà mercoledì 25 ottobre sempre dalle 18.00 alle 18.45.

Per scaricare le slides del primo incontro clicca qui Scegliere con cura le parole per un linguaggio equo e inclusivo

 

Questa iniziativa è realizzata con il contributo finanziario della Provincia Autonoma di Trento

DATA DI PUBBLICAZIONE

12.10.2023

CONDIVIDI LA NOTIZIA